"Una tecnologia sufficientemente sofisticata è indistinguibile dalla magia", recita una famosa frase di Arthur C. Clarke. Ebbene, se pensiamo al celebre mantello magico di Harry Potter, mai come in questo caso la tecnologia sembra davvero essersi avvicinata alla magia. E' infatti di alcuni giorni fa la notizia secondo cui Graeme Milton dell'Università dello Utah e Nicolae-Alexandru Nicorovici dell'Università di Tecnologia di Sydney avrebbero inventato un sistema in grado di interagire con i fotoni in maniera decisamente non convenzionale al punto da creare l'effetto di invisibilità. E a ben vedere le immagini diffuse a supporto della notizia sono davvero sorprendenti. Non si deve però pensare che il sistema in questione sia un sofisticato metodo di ripresa di ciò che sta dietro l'oggetto che viene poi proiettato sull'oggetto stesso, in maniera da simularne l'invisibilità, come faceva un sistema giapponese solo apparentemente analogo, di cui parlammo qualche tempo fa (www.fantascienza.com/magazine/notizie/3446/). Il sistema messo a punto da Milton e Nicorovici è completamente diverso perché si basa sulle particolari caratteristiche di una superlente, ovvero di un metamateriale che presenta proprietà ottiche non naturali, realizzate grazie a una particolare disposizione dei suoi componenti microscopici. In pratica la superlente possiede un indice di rifrazione negativo che "costringe" i fotoni che interagiscono con essa a curvare sulla sua superficie, per poi essere rimessi nella direzione originaria. L'effetto finale che così si ottiene, per lo meno in una determinata direzione, è quello di trasparenza. Sebbene questo fenomeno fosse già stato teorizzato verso la fine degli anni '60 dal fisico russo Victor Veselago, le tecnologie dei materiali erano troppo rudimentali per permetterne una verifica sperimentale così complessa. Finora infatti questo processo era stato provato solo su prototipi molto rozzi, dalle geometrie estremamente precise e regolari. Adesso l'applicazione ha trovato spazio in ambito più generale, sebbene il metamateriale in questione per ora sia in grado di interagire solo con determinate frequenze della luce. "Per il momento," ha infatti commentato l'invenzione Giuseppe Molesini dell'Istituto nazionale di ottica applicata del Cnr, "potremo farlo solo 'cancellando' un colore alla volta. Ma sovrapponendo strati diversi del metamateriale adatto, ognuno specifico per un colore, potremmo realizzare il vero mantello invisibile". Ma in realtà, prima di fare ciò, gli scienziati dovranno anche escogitare un'altra cosa: un modo per ritrovarlo dopo averlo posato!