In seguito ad un’infezione polmonare, è morto - all’età di 82 anni a Los Angeles - Don Adams, il protagonista della serie televisiva Get Smart.

Nato a New York nel 1923, da padre ungherese e da madre irlandese, Adams abbandonò presto la scuola secondaria e si ritrovò a combattere durante la Seconda Guerra Mondiale, nelle file della marina americana. Il suo ingresso nel mondo dello spettacolo cominciò come attore comico e imitatore. Nel 1954, vinse un concorso per giovani talenti, che gli permise di partecipare a vari show televisivi.

L’opportunità più importante per la sua carriera, tuttavia, arrivò solo nel 1965, quando il network televisivo NBC gli propose il ruolo principale di un nuovo telefilm, dove doveva fare il verso al più famoso agente segreto del grande schermo, ossia a quel James Bond creato dalla penna di Ian Flemming.

La serie – creata da un giovanissimo Mel Brooks e da Buck Henry – aveva come protagonista l’Agente numero 86 Maxwell Smart dell’organizzazione segreta C.o.n.t.r.o.l., preposta alla sicurezza del mondo libero. Sua partner è l’energica 99, interpretata da Barbara Feldon, e suo comandante è l’efficientissimo Capo, dispensatore di ordini e consigli fondamentali. Tutto sembrerebbe normale se non fosse per un dettaglio: Smart è un idiota allo stato sublime, incapace ed ottuso come pochi. Ciononostante, il nostro eroe riuscirà sempre a sventare i piani del perfido K.a.o.s., antagonista del C.o.n.t.r.o.l., e perfino a conquistare l’amore della bella e intelligente 99, sposandola e regalandole (ahinoi!) una coppia di gemelli.

Il telefilm venne programmato per ben cinque stagioni, dal 1965 al 1970, sul network NBC, e fece di Adams uno degli attori più noti degli anni Sessanta, tanto da aggiudicarsi per ben tre volte il premio Emmy, l’Oscar della televisione, come miglior interprete comico.

L’attore americano si sposò tre volte, la prima delle quali con Adelaide Adams, di cui adottò il cognome. Leggenda vuole che tale scelta fu fatta dall’attore sia perché il suo vero cognome, Yarmy, di origine ungherese, era impronunciabile, sia perché si era stufato di essere chiamato, in ordine alfabetico, sempre per ultimo nei provini.