Nei giorni 1 e 2 marzo (venerdì e sabato), a Roma, avrà luogo l'incontro Come intendersi con l’altro – Giornate di studio su Luce d’Eramo. Il venerdì sera la manifestazione (Luce d’Eramo, l’altra deviazione) avrà luogo presso Fandango Incontro, in via dei Prefetti 22 alle ore 17; sabato (Su Luce d’Eramo) presso la Casa Internazionale delle Donne – Sala Carla Lonzi, in via della Lungara 19, dalle ore 10, e si protrarrà, con intervallo, fino al pomeriggio.

Interverranno numerosi esponenti della cultura italiana, fra cui Margaret Mazzantini (reading); per la fantascienza sarà presente Vittorio Catani.

Luce d’Eramo (pseudonimo di Lucette Mangione; Reims 1925 – Roma 2001) è stata una delle più notevoli voci della letteratura italiana, emersa a fine anni ’70 grazie al  romanzo autobiografico Deviazione, poi assurto a fama internazionale, nel quale l’autrice narrava le sue peripezie nei campi di lavoro tedeschi dove, appena diciannovenne, e figlia di famiglia benestante, volle recarsi (scappando da casa) quale operaia volontaria, per verificare – da incredula – la veridicità di quanto taluni dicevano circa le deportazioni e brutalità nei lager nazisti. Luce pagò cara la sua curiosità: finì a Dachau. Riuscì a sopravvivere, ma tornò a casa su una sedia a rotelle: a Magonza, mentre aiutava a scavare tra le macerie per salvare i feriti, le crollò un muro addosso.

Leggendo la biografia di Luce si può comprendere come mai, da ammirata autrice di numerosi romanzi maistream, abbia scritto anche saggistica e narrativa di pura fantascienza. Lo racconta ella stessa nel suo romanzo/diario Io sono un’aliena (1999), spiegando come sia importante vivere particolari situazioni, e riuscire a immedesimarsi nell'“altro”, cioè in chi consideri “alieno” da te. E proprio la fantascienza, secondo Luce, è la narrativa ideale che, tramite la figura dell’extraterrestre, può ampiamente rappresentare questo tema fondamentale. 

A parte la detta saggistica sf (alcuni articoli apparsi su riviste letterarie negli anni ’60, e che rappresentavano a quei tempi una coraggiosa eccezione per chi scrivesse mainstream e volesse conservare considerazione in quell’ambiente), Luce d’Eramo pubblicò nel 1986 il romanzo Partiranno. In breve, il romanzo narra di alcuni strani e innocui extraterrestri giunti sulla Terra, ma rimasti nascosti. Somigliano a un incrocio tra leone e castoro (o giù di lì) ma hanno la proprietà di mutare forma fisica, e di comunicare solo tramite strane immagini mentali. Vengono dal pianeta Nnoberavez, a 20 anni luce dal Sole, e alcuni d’essi si sono rifugiati nella casa d’una famiglia che ha ben capito di chi si tratta e li ha accolti amabilmente, custodendoli in assoluto segreto. La lenta scoperta – durata anni - di cosa siano davvero i Nnoberavezi, e delle relative conseguenze, è in sostanza la trama del romanzo, con una conclusione che più “deramiana” non si potrebbe. Un’opera decisamente di rilievo, scritta con la mano del maistream, il cervello della science fiction e il cuore di un’aliena… ma più umana che mai.