C'era una volta internet. Con i suoi protocolli, la sua libertà, i suoi plug in per vedere video, i suoi codici embed per diffonderli, tutti contenti, autori, editori, utenti.

Poi è arrivata la SIAE e ha detto no. Vi siete dimenticati di un dettaglio: mi dovete pagare.

Se vi siete persi le puntate precedenti, tutto è cominciato un paio di giorni fa, quando la SIAE ha contattato telefonicamente Fantascienza.com informandoci che eravamo illegali, perché per poter pubblicare trailer sul nostro sito dovevamo pagare una licenza apposita presso la SIAE stessa. Noi abbiamo indagato e abbiamo appurato che non si trattava dell'eccesso di solerzia di un impiegato ma della politica ufficiale della società. Che ha deciso di dare un bel giro di vite alla rete.

Dopo le nostre proteste online altri siti si sono occupati dell'argomento, Punto Informatico aveva la notizia come argomento principale di oggi. Ma in particolare Il Post ha pubblicato un articolo molto completo che riporta anche dichiarazioni della SIAE stessa, nella persona di Stefania Ercolani, responsabile SIAE per la multimedialità. Che è molto importante, perché finora c'era solo la nostra testimonianza e le nostre supposizioni. Qualcuno dopo aver letto gli articoli nostri e di Horror.it o quando riportato su altri siti aveva avuto reazioni di incredulità (simili del resto alle nostre alla comunicazione della SIAE). Ora queste sono le parole della SIAE, nero su bianco.

Varrà la pena di sottolineare alcuni punti:

"l’operazione è volta semplicemente a regolarizzare situazioni esistenti di siti che pubblicano da anni video musicali, trailer cinematografici e altri contenuti multimediali che contengono musica protetta dal diritto d’autore" (parole della Ercolani): quindi non si parla solo di trailer ma di qualunque video contenente musica.

Dice l'articolo del Post: "Secondo quanto stabilisce la SIAE, per pubblicare video in streaming è necessario compilare un’apposita domanda che presenta due categorie separate: da una parte streaming a richiesta gratuito e downloading gratuito di opere intere, dall’altra streaming a richiesta gratuito di frammenti di opere inferiori a 45′;. Considerato che la maggior parte dei trailer cinematografici ha una lunghezza superiore ai 2 minuti, quindi superiore ai 45 secondi massimi del frammento, questi ricadono sotto la classificazione di opere intere."

"Il documento non fa mai riferimento a testate registrate, ma solo a generici siti, quindi si può presumere che non esista differenza, per la SIAE, tra una testata giornalistica, un sito personale che ricava profitti dalla pubblicità e un sito personale amatoriale" dice ancora il Post. "Lo conferma la stessa Ercolani, spiegando che per la SIAE non esiste differenza tra siti personali e commerciali, conta solo la tutela del diritto d’autore." Insomma, tutto ciò vale anche per blog e siti amatoriali.

"Inoltre non viene fatta alcuna differenza tra i trailer caricati sui propri server e quelli caricati su YouTube e inseriti su un’altra pagina attraverso il codice embed: YouTube ha sottoscritto una licenza con la SIAE per i contenuti dei video pubblicati dagli utenti, siti esterni che incorporano gli stessi video devono regolarizzare la loro posizione indipendentemente."

Nulla d'altra parte impedisce di linkare trailer pubblicati su altri siti. Né è censurabile il webmaster che scelga di linkare siti esteri, in modo da non correre il rischio che la SIAE possa percepire qualcosa ugualmente.

In sostanza quindi chiunque posti video più lunghi di 45 secondi con musica deve pagare la SIAE.

Quanto?

Si va da 250 euro a trimestre per siti generici a 450 euro a trimestre per magazine e siti generalisti o musicali. Questi sono in realtà compensi minimi: il valore reale andrebbe calcolato in percentuale sugli "introiti lordi" (in assenza dei quali scatta il minimo indicato). Il tutto per poter pubblicare un massimo di 30 video.

La preoccupazione nel mondo editoriale di internet è palpabile, e certo ci saranno altre puntate della vicenda.

Un paio di annotazioni conclusive. Qualcuno sostiene che possa valere un diritto di cronaca o di critica che solleva dall'obbligo di pagare diritti. Ci sembra che tale diritto permetta di pubblicare stralci o citazioni, non opere intere come la SIAE considera i trailer.

Seconda annotazione: in tutto questo discorso non rientra la pubblicità. Per la quale la disciplina è del tutto diversa. Infatti qui nel nostro sito vedrete ancora qualche trailer e qualche filmato, negli spot pubblicitari.

Insomma, il problema si risolve da solo: signori della Disney, della Sony, della Universal: i trailer ve li possiamo ancora pubblicare, basta che ci pagate. Solo percependo soldi da voi non siamo obbligati a pagare la SIAE.

E poi qualcuno crede ancora che l'Italia sia un paese normale?