Ursula Le Guin esce dalla Author's Guild americana per protesta contro l'accordo con Google. “Avete deciso di scendere a patti con il diavolo,” sono le parole durissime dell'autrice pluripremiata agli Hugo, ai Nebula e ai Locus. “Non posso accettare le vostre argomentazioni. Ci sono principi da difendere, come il copyright, che voi avete abbandonato in nome di un accordo con una multinazionale privata, senza lottare, perché i termini sono stati stabiliti da loro.”

Le Guin fa riferimento all'intesa raggiunta, al termine di una lunga battaglia legale, fra il sindacato degli autori americano, se così si può definire, e Google. Nel 2005 l'Authors Guild cita in giudizio l'azienda di Mountainview per il progetto Book Search, accusandolo di scansionare opere ancora soggette a copyright (nessuna violazione per Google, che ha controbattuto di farne un uso in linea con le leggi americane). Nel 2008 arriva l'annuncio dell'accordo: Google mette sul tavolo centotrentacinque milioni di dollari, quarantacinque dei quali andranno a finire nelle tasche dei detentori dei diritti. Si crea inoltre il Book's Registry, un ente terzo – al momento finanziato da Google, in un futuro indipendente – che si occuperà di redistribuire gli introiti di Book Search agli autori.

Un buon accordo secondo l'Author's Guild, una pessima notizia per Le Guin. Da qui la decisione di uscire dall'ente, di cui faceva parte fin dal 1972. Rimangono invece in piedi le iscrizioni alla National Writers Union e alla Science Fiction and Fantasy Writers of America, due realtà che hanno preferito non scendere a patti con Google.

Per la verità non sono pochi coloro che, al di qua e al di là dell'oceano, al momento osteggiano il progetto, temendo che si venga a creare una situazione di monopolio culturale. Anche in Europa si sono levate varie voci contrarie e si è talora passati all'azione: l'ultima vicenda in ordine di tempo è stata la causa intentata dalla casa editrice francese La Martiniere, che ha chiesto un risarcimento per libri scansionati senza copyright. E ha vinto, costringendo Mountainview a versare nelle sue casse trecentomila euro (anche se non mancherà il ricorso). Lo stesso Sarkozy, presidente francese, ha recentemente rilasciato dichiarazioni fortemente a favore di un progetto di digitalizzazione nazionale del patrimonio culturale francese, scongiurando il pericolo di una colonizzazione da parte di “un'azienda statunitense”.

In Italia invece si è già pronunciata a sfavore l'AIE, l'associazione italiana editori. Intanto però Google prosegue nel suo progetto di digitalizzazione universale del patrimonio librario, con l'intento di metterlo a disposizione di tutti attraverso il suo motore di ricerca. Per la verità, chi non desidera essere incluso può tirarsi fuori in ogni momento (esiste un sito apposito da cui trarre le informazioni).

Voi che ne pensate? Esiste la minaccia di un monopolio culturale, come paventa Ursula Le Guin, oppure il progetto di Google è un bene per tutti, in nome di un più facile e universale accesso alla cultura?