Credo ormai di avere perso il conto di tutte le volte che ci siamo trovati a parlare di imminenti rilasci cinematografici, televisivi o in DVD di remake di opere destinate a eterna memoria. Da Evangelion, a Ghost in the Shell fino a Kyashan, sembra ormai una tendenza inarrestabile quella di dare una rivisitatina più o meno originale a quelle che furono pietre miliari dell'intrattenimento.

Se questo sia giusto o sbagliato è un dilemma filosofico che travaglia i commenti degli articoli ormai da tempo e pare che non ci sia luce in fondo a questo tunnel: si può solo continuare ad andare alla fiere del fumetto a vedere le anteprime di questi remake oppure continuare ad annunciarne l'uscita su questo tipo di testate.

Il caso che andremo a trattare oggi riguarda l'anime che è stato presentato in anteprima a Lucca Comics and Games 2008 dalla Yamato Video, Galaxy Railways. Già la parola "Galaxy" potrebbe fare rizzare le orecchie a molti: non avrà mica a che fare con Galaxy Express? Certo se poi ci concentriamo sull'altra parola "railways" i dubbi rimangono pochi: ebbene si, ci troviamo innanzi allo spin-off della famosissima opera di Leiji Matsumoto.

Pietra miliare dell'intrattenimento casalingo dei ragazzi degli anni '80, nonché uno dei pochi anime con la sigla italiana migliore dell'originale a detta di molti, Galaxy Express come tanti sapranno narra del lunghissimo viaggio di Masai, un ragazzo povero della Terra, a bordo del treno interstellare Galaxy Express 999 per cercare di giungere nel pianeta dove potranno ottenere l'immortalità grazie alla meccanizzazione del corpo. Galaxy Railways si incentra invece sulla premessa, ovvero sulle vicende dei ferrovieri che portano avanti e indietro per la galassia questi treni interstellari. Anche in questa serie lo spunto iniziale è molto drammatico: il protagonista, il giovane Manabu, vede morire il padre (macchinista del Big One, un treno del Corpo Speciale di Salvataggio) nel tentativo di fermare l'avanzare di una minaccia aliena. Cresciuto, nonostante l'opposizione della madre, vorrà seguire le orme del padre defunto eroicamente.

Generalmente lo stile delle puntate è autoconclusivo, cioè le trame sviluppate a inizio episodio si risolvono entro la fine dello stesso e i protagonisti della storia via via vengono approfonditi sempre di più, ma fa eccezione il finale che, oltre ad arrivare sensibilmente prima rispetto alla serie originale che contava più di cento puntate, è sviluppato nell'arco degli ultimi sei episodi. Naturalmente il comparto tecnico è decisamente migliorato rispetto al caro vecchio Galaxy, con animazioni più fluide, un character design ammodernato, reso inoltre più piacevole alla vista e una gamma di colori decisiva per rendere l'atmosfera malinconica che si respira anche in questa serie.

Eppure date tutte queste migliorie tecniche e un pubblico in trepidante attesa, Galaxy Railways saprà emozionare e commuovere come Galaxy Express? E quindi qui torniamo al dilemma principale: è giusto o no rifare o proporre a trent'anni di distanza remake o spin off di serie televisive famosissime? Inoltre rifacendo un'opera di Leiji Matsumoto non ci si avventura in un terreno facile, anzi, definirlo minato è poco. Matsumoto è un poeta, c'è poco da dire, è uno dei moschettieri della fantascienza giapponese. Da Capitan Harlock a La Corazzata Spaziale Yamato, Matsumoto ha ricreato un universo (guarda un po' chiamato Leijiverse) in cui eroi solitari cercano di ergersi con le loro forze da una realtà che soffoca con la forza i più, come se fossero dei cowboy alla ricerca della propria Frontiera. Le loro lotte, la loro scelta di vita in controtendenza li isola dalla massa e li porta a vagare nello spazio in un tragitto lungo la realizzazione del proprio sogno, in quelle galassie dove al meglio Matsumoto ha saputo esprimere il male di vivere di chi è alla ricerca incessante di una vita migliore.

Come mi diletto a dire ai posteri l'ardua sentenza. Nel frattempo sta per uscire in Giappone Rebuild of Evangelion 2.0!