Avere tra le mani questo ponderoso saggio può anche spaventare per la mole del materiale da leggere. In realtà sin dalle prime battute l'autore ottiene l'effetto di far dimenticare la pagina scritta e condurre per mano il lettore attraverso sequenze cinematografiche, dialoghi ed effetti sonori in una multimedialità scorrevole e piacevolissima senza aluna traccia di pedanteria, cosa alle volte rara perfino negli special televisivi che si interessano di cinema.

Forse questo deriva dal background di Michel Chion, un esperto dell'audiovisione, che collabora con i "Cahiers du cinema" responsabili, fra l'altro, della pubblicazione originale francese di questo libro.

La traduzione, curata da Silvia Angrisani, è certosinamente rispettosa del testo originale a dimostrazione di un feedback stretto con l'autore, il tutto a vantaggio del lettore italiano.

Definire il libro semplicemente un "saggio sulla cinematografia di Kubrick" è riduttivo. Oserei dire che questo libro rientra a buon diritto tra i primi cinque fondamentali sul regista, e che può essere tranquillamente letto come punto di partenza per chi voglia studiare e approfondire la figura del regista.

Il percorso che l'autore svolge parte dal "figliastro" Fear and Desire del 1953, il primo film poi ripudiato da Kubrick per problemi di "immaturità cinematografica" all'epoca della realizzazione e attraversa tutti i lungometraggi inanellandoli uno ad uno in capitoli che offrono una breve sinossi della trama, la disamina dei punti creativi e del loro sviluppo nella concezione del cinema kubrickiano (grande spazio alle colonne sonore, alla modalità del sonoro, di come viene utilizzata la voce degli attori), nell'utilizzo delle inquadrature e della fotografia.

In questo modo seguiamo lo sviluppo della poetica del regista dal noir (Il bacio dell'assassino, 1955 - Rapina a mano armata, 1956) al primo contatto con un opera letteraria da trascrivere sullo schermo (Orizzonti di Gloria, 1957) alla prova del "kolossal" (Spartacus, 1960) per poi definire il sottile gusto della "provocazione" nell'utilizzo di soggetti scomodi tanto da costituire una sfida nella trasposizione quali Lolita, 1962 e Il dottor Stranamore, 1964.

Si arriva così al nucleo ponderoso del saggio: 2001:Odissea nello spazio del 1968. E che siate degli estimatori di questo film oppure rientrate tra quelli che si addormentano senza speranza durante la proiezione, questo è il libro che sviscera il film di fantascienza più discusso della storia fino in fondo. Seguono i capitoli su Arancia Meccanica, 1971 (definito il più datato e male invecchiato tra i film di Kubrick), Barry Lindon, 1975 e Shining, 1980, ovvero tre film che lasciano spaziare la cinematografia del Kubrick preciso e "amante della sfida" verso l'extraviolenza, il secolo dei lumi e il "massimo dell'horror" e ogni volta si scoprono risvolti nuovi nella genesi delle opere, nel pensiero del regista, anche nel giudizio dell'autore del saggio che però non impone mai il proprio punto di vista interpretativo con una onestà cristallina nei confronti del lettore.

Full Metal Jacket, 1987, costituisce una chicca con il suo capitolo che potrebbe essere il fil-rouge per una rassegna ragionata sui film ispirati dal conflitto vietnamita, e qui mi preme ricordare che in fondo al saggio ci sono circa dieci pagine di indice dei film citati a contorno di quelli di Kubrick, una miniera di idee per cineclub, studiosi o anche semplici appassionati.

La sorpresa che ho ricevuto dal libro, infine, è stato il capitolo su Eyes Wide Shut, 1999, che mi ha letteralmente spinto a rivedere con occhi nuovi il film  che avevo male apprezzato. E' intrigante capire come Kubrick abbia scelto di provocare con la non-provocazione proprio in questo film che (dai lanci di stampa all'epoca) veniva presentato quale il più trasgressivo del regista.

A corredo del saggio ci sono iconografia con scene dei film (assolutamente perfette), indici preziosi per orientarsi e una bibliograia essenziale dalla quale partire per proseguire nelle direzioni che più ci piacciono.

Insomma è un libro da avere se siamo appassionati di cinema e di Kubrick, perchè non esaurirà la sua funzione alla chiusura dell'ultima pagina, ma ci torneremo spesso per vedere e rivedere magari con un gruppo di amici altrettanto appassionati, uno o più dei film citati.