Autrice da sempre attenta alle conseguenze dei progressi tecnologici e della ricerca medica, Nancy Kress fonda Atto primo sull'ingegneria genetica e sul desiderio dei genitori di migliorare i figli prima ancora della nascita, tema già alla base del ciclo dei Mendicanti.

Jane Snow, attrice di successo ma in declino, non ha nessuna intenzione di fallire quella che probabilmente sarà la sua ultima possibilità di rinverdire i fasti del passato, per questo cerca di documentarsi al massimo sul ruolo che ricoprirà in Futuro perfetto, un film che parla di una controversa società segreta che si definisce semplicemente Il Gruppo.

Protetta da connivenze e conoscenze altolocate l'associazione si propone di far nascere bambine modificate geneticamente, un intervento che viene chiamato Sindrome di Arlen (ma che i membri del Gruppo preferiscono definire il Beneficio di Arlen) e che ingigantisce le capacità empatiche dei soggetti trattati: una sola occhiata permette loro di impadronirsi dei pensieri più nascosti.

Jane e il suo manager Barry Tenler incontrano dapprima due rappresentanti della società segreta, ricavandone una certa pubblicità e parecchie informazioni, successivamente l'attrice e il suo agente si recano a casa di Bridget e Belinda Barrington, due gemelle undicenni con la sindrome di Arlen.

Il linguaggio non-verbale non ha segreti per le due bimbe, che usano le informazioni carpite per colpire Barry, un nano acondroplasico (caso in cuil il nanismo è causato dalla mutazione di un gene), e la madre, dimostrando che possedere una grande empatia non vuol necessariamente essere brave persone.

Jane e Barry ignorano di essere stati usati in modo subdolo dal Gruppo, e che per loro presto si aprirà un periodo incerto e pieno di pericoli.

Nancy Kress è specializzata nello scrivere ottimi racconti e romanzi brevi, sorretti da una buona idea, caratterizzati da personaggi vivi e credibili e da una trama solida: oltre a Mendicanti di Spagna (Beggars in Spain, 1991) possiamo citare Nanomacchine a Clifford Falls (Nano comes to Clifford Falls, 2006), Il trattamento D (Fountain of age, 2007) e La connessione Erdmann (The Erdmann Nexus, 2009).

Ma con Atto primo la ricetta non sembra funzionare altrettanto bene, nonostante gli ingredienti siano presenti il risultato finale sembra un piatto della nouvelle cousine, splendido alla vista e gustoso, ma che ti lascia con la fame.

Credo che la storia avrebbe meritato un più ampio respiro, lo sviluppo della trama procede troppo velocemente, il finale arriva a interrompere il procedere di una vicenda che dai problemi dei protagonisti era passata a descrivere una pericolosa cospirazione globale, e non costituisce una risoluzione convincente.

Quanto al punto cardine della vicenda, gli effetti della sindrome di Arlen, mi chiedo quale genitore vorrebbe un figlio che capisse gli stati d'animo e al quale fosse impossibile la benché minima menzogna... e non ditemi che ai figli non si mente, voi a Babbo Natale non ci credete eppure ai pargoli raccontate che esiste.

Va detto che le note positive non mancano, i tormenti fisici e psicologici di Barry, che in passato ha fatto ricorso all'ingegneria genetica con risultati disastrosi, costituiscono una parte interessante della storia, e lo stile di Nancy Kress è sempre piacevole, sfortunatamente questo non basta a portare Atto primo alla stessa altezza di altre opere dell'autrice.