Il fantastico a volte percorre le vie più curiose e stravaganti per affermare la forza di un'identità sempre minacciata dal materialismo e dalla superficialità del mondo moderno. Basti pensare a film come ad esempio lo stralunato Essere John Malkovich, oppure il poetico Eternal sunshine of the spotless mind; film che hanno in comune un percorso di esplorazione surreale nei labirinti della mente. Tale percorso è stato intrapreso anche dalla pellicola di cui parliamo, utilizzando però lo schema tipico della commedia convenzionale.

Stranger than fiction, uscito negli USA poche settimane fa, racconta la vicenda di Harold Crick, agente del fisco la cui monotona esistenza viene sconvolta dalla percezione di una voce narrante che racconta in terza persona gli avvenimenti della sua vita. La voce, che ovviamente solo lui sente, appartiene a Kay Eiffel, scrittrice in crisi di ispirazione impegnata a scrivere il romanzo del riscatto che racconta proprio la triste vicenda della vita di Harold. Per una sorta di simbiosi mentale il romanzo immaginato prende il sopravvento sulla vita reale, costringendo Harold a seguire un intreccio scritto da altri fino al tragico epilogo che la scrittrice ha in mente per lui. A nulla valgono l'aiuto fornito da uno psichiatra e il conforto di Ana Pascal, una delle "vittime" dei controlli fiscali di Harold, il quale dovrà fare i conti anche con un killer assoldato dalla casa editrice per portare a termine il romanzo nel modo prestabilito.

Come si può notare il paradosso pervade abbondantemente l'intero film, che gioca con i toni della commedia per raccontare una metafora dello scarso controllo che abbiamo sulla vita moderna, con le sue ossessioni che si specchiano nelle manie del protagonista (ad esempio nel rapporto con l'orologio da polso). Protagonista principale è Will Ferrell, (Vita da strega) uno dei tanti comici televisivi sfornati dalla fucina di Saturday Night Live; accanto a lui Maggie Gyllenhaal, presente in Confessioni di una mente pericolosa, Mona Lisa Smile e nel prossimo World Trade Center e Tom Hulce (il Mozart di Amadeus). Da non perdere la prova di Emma Thompson, che interpreta la nevrotica e scombinata scrittice Kay Eiffel, e soprattutto il cameo di Dustin Hoffman nella parte dello stranito esperto di letteratura Julius Hilbert, che insegna ad Harold le basi drammaturgiche per capire se la sua vita si evolverà in commedia o in tragedia.

la regia è del tedesco Marc Forster, su uno script di Zach Helm. Forster si è già messo in luce, nonostante la sua giovane età, dirigendo film di rilievo come Neverland (la storia dell'autore di Peter Pan, sette nomination agli Oscar) e l'ultimo Stay, ma ha conquistato fama mondiale con la sua opera seconda, il crudo e potente Monster's ball, con il quale ha sfiorato l'Oscar 2001 e ha permesso alla sensuale Halle Berry (X-Men) di vincere il suo come miglior attrice protagonista. Le prime impressioni che arrivano dagli USA su Stranger than fiction non sembrano particolarmente favorevoli; probabilmente il film arriverà nelle sale italiane nei prossimi mesi, e avremo pertanto una traccia per capire se viviamo come esseri autonomi, oppure se ci limitiamo a seguire un copione scritto da altri.