- I punti deboli dei nuovi umanoidi
- Che tipo di umanoidi vedremo in futuro?
- Coabitare con altre forme di umanità
Gli algoritmi basati sulle reti neurali, infatti, hanno permesso ai robot di “imparare a muoversi”, simulando milioni di passi in ambienti virtuali prima ancora di toccare il vero pavimento. Un po’ lo stesso principio con cui piattaforme come BonusFinder permettono di confrontare centinaia di bonus e promozioni offerte nell’universo macroscopico del gioco digitale. In più, prototipi come Aidol, sembrano addirittura in grado di emulare le espressioni umane, con l’obiettivo di adattare un domani questi bot al ruolo di compagni di vita e assistenti domestici.
Viene da chiedersi, dunque: quanto bisognerà aspettare prima che questa prospettiva diventi realtà? Siamo vicini alla realizzazione di robot umanoidi affidabili, autonomi e precisi?
I punti deboli dei nuovi umanoidi
Sebbene il mondo della robotica stia compiendo passi da giganti, siamo ancora lontani dagli androidi alla Asimov e la strada da fare è ancora tanta. Basta dare un’occhiata ai tantissimi video che circolano sul web per capire che il corpo dei robot umanoidi è ancora troppo rigido e poco adattivo. Richiedono, infatti, ancora molta energia per mantenere l’equilibrio e compiere anche i più semplici movimenti.
Ritornando alla locomozione bipedale, questo rappresenta ancora una gatta da pelare per gli ingegneri. Il bilanciamento dinamico richiede sensori estremamente precisi, oltre che algoritmi praticamente infallibili. Basterebbe pensare alla rovinosa caduta del robot russo Aidol, il cui video ha fatto in poche ore il giro del mondo. A ciò, tuttavia, si aggiunge anche il problema legato alla manipolazione.
Le mani di Optimus, che al momento risultano essere le più sofisticate, non sono ancora al livello delle mani umane. Il modello, infatti, sembra avere 11 gradi di libertà. Le mani umane ne ha molti di più, cosa che ci permette di afferrare gli oggetti o salutare con movimenti più fini e fluidi. Soprattutto per quel che riguarda oggetti piccoli, fragili o di forme complesse, la manipolazione richiede sensori molto sensibili, non sempre presenti nei modelli attuali.
I sistemi cognitivi dei bot umanoidi
I sistemi cognitivi attuali possono riconoscere oggetti, pianificare movimenti e comunicare. Ovviamente, i bot non possiedono una comprensione autonoma del mondo fisico e sociale. Funzionano attraverso modelli statistici, simulano le conversazioni e pertanto non sono ancora dotati di intenzionalità. Nonostante ciò, ci stiamo avvicinando in modo sempre più evidente ad una cognizione integrata, secondo cui le macchine imparano dal corpo e dall’ambiente, oltre che dai dati.
Che tipo di umanoidi vedremo in futuro?
Con grandissima probabilità, le prime forme di bot che verranno impiegate saranno quelle destinate all’uso industriale. Si tratta di umanoidi progettati per compiti ripetitivi, lavori manuali e altre mansioni che fino a questo momento ha svolto l’uomo. Presto compariranno anche i bot esplorativi, capaci cioè di svolgere mansioni che l’uomo non è in grado di svolgere. Questi permetteranno ad esempio di riparare infrastrutture in zone pericolose, nello spazio o persino nelle profondità marine.
Negli ultimi anni, inoltre, si parla della possibilità di realizzare dei bot finalizzati all’assistenza di persone fragili o anziane. Basta pensare ad E-Bar, prototipo giapponese che permette già agli utenti di camminare in autonomia e di proteggerli in caso di cadute accidentali o urti. Per i robot da compagnia, quelli cioè che tutti gli appassionati di fantascienza sognano, i tempi di attesa potrebbero dilatarsi un po’ di più.
Le aziende tech, negli ultimi anni, si stanno impegnando senza sosta per realizzare modelli espressivi, abili nella comunicazione e capaci di giocare e portare a termine piccoli lavoretti domestici. Nonostante ciò, questi tipi di umanoidi non sembrano essere ancora del tutto “maturi” e pronti alle evenienze della vita quotidiana. Nonostante ciò, i prototipi di oggi possono aiutare ad intravedere senza problemi un futuro in cui condivideremo il mondo con esseri artificiali antropomorfi.
Coabitare con altre forme di umanità
La domanda, insomma, non è se avremo robot umanoidi nella vita quotidiana. Bisognerebbe chiedersi piuttosto quando e come si deciderà di integrarli nella società. Saranno lavoratori, commercianti, strumenti? Non siamo ancora arrivati al punto in cui un androide può dilettarsi di arte o filosofia, ma siamo ben oltre ciò che i romanzi degli anni ‘70 avrebbero osato immaginare.
I robot sono capaci di apprendere dal mondo in tempo reale, aggiornare le proprie capacità motorie e persino sviluppare una forma personalizzata di movimento. Certo…ci sono ancora dei punti critici da migliorare, come l’equilibrio e la qualità delle conversazioni. Gli scienziati, tuttavia, parlano sempre più spesso di “robot-persona”, mentre gli ingegneri fanno riferimento ad un’etica incorporata e protocolli di sicurezza avanzati. Quanto manca? Poco, molto poco. Che questo sia un bene o un male, lo decideranno i posteri.






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