Che Netflix abbia una predilezione per il fantastico e la fantascienza è ormai un dato di fatto, ma con Lost in Space ha voluto fare un salto in grande stile nello spazio profondo.

Così per prepararvi all'atterraggio d'emergenza, eccovi il kit necessario alla sopravvivenza su un pianeta ostile.

Le origini

Prima ancora di essere una serie della CBS, nel 1962 Space Family Robinson era una serie a fumetti da cui poi il canale che l'anno scorso ha lanciato Star Trek: Discovery prese "spunto", diciamo, senza però pagarne i diritti pur arrivando a un accordo con la casa editrice che permise di usare il titolo Lost in Space per la testata.

Poi arrivò il 15 settembre del 1965 e con esso la prima stagione del telefilm, l'unica ancora in bianco e nero mentre le seguenti sarebbe diventate a colori.

La serie tv era stata creata da Irwin Allen, un grande artista della tv capace di creare grandi serie fantastiche con fondi molto limitati. Kronos, La terra dei giganti, Viaggio in fondo al mare tra le altre sue produzioni, tutte arrivate in Italia a differenza proprio di Lost in Space.

Lo spunto narrativo rimane invariato anche per la serie made in Netflix: trenta anni avanti nel futuro (il 1997 per loro) una delle famiglie di coloni destinate a raggiungere Alpha Centauri da una Terra che nella versione originale era sovrappopolata mentre in quella moderna le condizioni non vengono immediatamente dichiarate, finisce fuori rotta e deve fare l'impossibile per sopravvivere.

Come è destino di una quantità di serie, anche l'originale Lost in Space venne cancellato il 6 marzo del 1968, per via dei costi a episodio cresciuti a dismisura (per i canoni dell'epoca): 164.788 dollari. Insomma i Robinson non riuscirono mai a trovare né la strada di casa né a raggiungere Alpha Centauri.

A seguire ci sarebbero stati alcuni fumetti, compreso un non ufficiale cross-over con Star Trek, un romanzo e il film del 1998 con Matt LeBlanc, destinato a essere un fiasco e, nuovamente, lasciare la famiglia persa nello spazio.

Il plot ufficiale

Trenta anni nel futuro, la colonizzazione dello spazio è una realtà e la famiglia Robinson fa parte di coloro che hanno superato il test e sono stati selezionati per crearsi una nuova vita su un pianeta migliore.

Ma quando i coloni si ritrovano bruscamente deviati fuori rotta, dovranno forgiare nuove alleanze per riuscire a sopravvivere in un pericoloso ambiente alieno, ad anni luce dalla destinazione originale.

Fidarsi è bene…

I nostri fanno poi un non così fortuito incontro con altri due superstiti: la dottoressa Smith (Parker Posey, il cui personaggio in origine era maschile), tanto carismatica quanto inquietante, maestra nella manipolazione e con un misterioso obiettivo finale, e l'operaio involontariamente ricco di charme Don West (Ignazio Serricchio) che non ha alcuna intenzione di unirsi alla colonia e ancora meno di rimanere su un pianeta ostile.

Una brutta nottata

La serie, hanno fatto notare i due protagonisti Molly Parker (House of Cards) e Toby Stephens (Black Sails), mantiene intatto il concetto di famiglia visto nell'originale, ma questi Robinson sono su molti aspetti una famiglia disfunzionale, a una brutta nottata dal divorzio. Sarà attraverso una serie di flashback che scopriremo cosa è accaduto loro sulla Terra.

Ribaltamento dei canoni

Non è solo il dottor Smith a esseres cambiato: John Robinson potrà essere un militare che ha combattutto per salvare il pianeta, ma ha un forte legame affettivo con i figli, laddove la moglie Maureen è una scienziata razionale, dura, decisa e capace di prendere decisioni difficili quando necessario.

Il robot del mistero

Un altro cambiamento, molto più radicale, è non solo nel look del robot, ma la sua stessa presenza: il giovane Will Robinson (Maxwell Jenkins) lo trova direttamente sul pianeta senza nome sul quale precipitano e si dimostra ferocemente leale nei confronti non solo del ragazzino ma di tutta la famiglia.

Ma come ha riportato (in modo criptico) The New Daily, la sua origine è qualcosa che non solo i Robinson non hanno mai visto, ma nemmeno il pubblico televisivo.

Un pianeta chiamato British Columbia

Lungi dal voler girare una serie in un teatro di posa con un enorme green back davanti al quale far recitare gli attori, Netflix ha scelto Vancouver e in generale i paesaggi della British Columbia perché erano i migliori per rappresentare in modo realistico un pianeta sconosciuto e misterioso. E gli attori hanno dichiarato con entusiasmo che i graffi e le ferite che vedremo sullo schermo sono state spesso più vere di quanto si possa pensare, visto che interagivano in vere foreste o montagne innevate.

Cupo ma non troppo

Anche se nelle prime fasi della realizzazione questa versione di Lost in Space era stata definita cupa e drammatica, Toby Stephens per primo ha ammesso che è anche la prima serie che ha potuto vedere con la sua famiglia senza che ai suoi figli venissero gli incubi.

I dieci episodi della prima stagione di Lost in Space debuttano oggi 13 aprile anche da noi su Netflix, vi lasciamo con il trailer più recente in italiano e in lingua originale: