Del mondo lowbrow, Di Filippo ricava l’atteggiamento irriverente di tutti i suoi pastiche postmoderni,
Moltissimi sono i racconti usciti negli ultimi anni, solo in parte riuniti nelle antologie Harsh Oases (2009) e After the Collapse (2011). Il tema è quasi ovunque la tecnologia e il registro è sempre l’ironia (che sempre più ci fa pensare a Sheckley). Due segnalazioni d’onore le riserveremmo alle protagoniste femminili di Pinocchia (2006, anche nella prima antologia) e Return to the Twentieth Century (2011, uscito solo in ebook per l’editore italiano 40k): qui la tecnologia non c’è, ma c’è una sfrenata storia avventurosa, in stile pulp, in cui a salvare il mondo è un’eroina chiaramente basata sulla biografia di Alice Bradley Sheldon aka James Tiptree, Jr., la grande autrice di SF femminista5.
Anche in questo A Princess of the Linear Jungle (pubblicato nel 2011 dalla PS Publishing, uno dei molti piccoli editori che negli Usa continuano a garantire uno spazio per la SF di qualità) la sfida per il lettore è la ricerca delle citazioni, insieme alle domande sulla vera natura della Città Lineare.
Nella nuova edizione online della Encyclopedia of Science Fiction, John Clute sceglie proprio i due “Linear City Romances” come culmini dell’ultimo periodo creativo di Di Filippo, e suggerisce di leggerli insieme (“la somma è maggiore delle parti”). Ed elenca le possibili soluzioni all’enigma della Città, di cui fa notare l’aspetto teatrale, e che più che a New York fa pensare a quello che Gibson chiamava l’Asse Metropolitano Boston-Atlanta, la megalopoli di cui è composta gran parte della costa atlantica: astronave generazionale, pianeta-astronave, artefatto creato per alloggiare gli abitanti di una Terra morente, esperimento di micro-universo utopico, fantasia “postuma”, la pelle di un’enorme essere vivente (un drago, forse)6. E ovviamente tutte queste possibili soluzioni richiamano il nostro sapere fantascientifico, dai padri fondatori fino a Farmer e a Jeter. L’avventura vera e propria è un omaggio a due best-seller dell’era pulp, precedenti alla nascita della SF moderna vera e propria: Edgar Rice Burroughs (evocato nel titolo e nell’epigrafe) e Abraham Merritt da cui prende il nome il protagonista. Dal passato provengono anche gli elementi steampunk. Ma gli scrittori che popolano indirettamente il mondo del racconto sono tanti: il recensore di SF Site menziona Aldiss, Conrad, Eliot e Haggard7. Lasciamo a chi legge la ricerca delle altre allusioni (da Jack Vance a Twain, da James Hilton a Jay McInerney, passando per Vonnegut, o forse Farmer), ricordando comunque di non fermarsi allo stile brillante e allo humor, e di accettare la sfida di una quest laicissima ma quasi metafisica, che – ne siamo certi – porterà ad altre esplorazioni, anche se questa ci sembra una storia il cui finale dovrà restare aperto.
















Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID