Un risultato ottenuto anche in virtù del continuo rovesciamento di punto di vista: la storia che vediamo

ha, infatti, più piani di lettura: da un lato quello della cittadina di provincia in cui si scatena l’ennesimo mostro, dall’altro un essere in fuga il cui unico obiettivo è quello di sfuggire a chi lo rende, ingiustamente, prigioniero.A differenza di E.T. non ci troviamo dinanzi ad un alieno inerme e tenero, ma ad un nemico reso tale dall’ignoranza di militari che come nel film originale di Spielberg hanno in mano armi e non certo un ramoscello d’olivo…

Altro elemento caratterizzante Super 8 è la sfiducia assoluta nei confronti del governo, decisamente tipica di quegli anni in cui è ambientato e di horror come, su tutti, Le colline hanno gli occhi o il fantascientifico Andromeda in cui la teoria della cospirazione e il ‘non fidarsi di nessuno’ hanno la meglio sulla Hollywood filogovernativa di fine anni Ottanta – Duemila. Super 8 racconta la battaglia privata di una piccola cittadina per recuperare quello che resta di una normalità negata da circostanze irreversibili ed estremamente complesse, dovute all’ignoranza e alla presunzione con la macchina militare che ha preso il controllo della scienza.

Pieno di speranza, ricco di humour e molto intelligente, Super 8 è un film familiare, perché sebbene carico di tensione in tutta la sua seconda parte, trasmette, sempre e comunque, valori positivi, sconfinando non del tutto involontariamente in un buonismo perdonabile solo perché fortemente connaturato ad una storia in cui il realismo lascia spazio a ben altre suggestioni. A partire da quelle cinematografiche e dal lavoro della banda di ragazzini per realizzare un piccolo cortometraggio dal grande impatto e divertimento.

Senza dubbio, Super 8 appartiene ad un cinema di fantascienza ‘superiore’ dove l’occasione dell’incontro con un alieno serve per fare il punto rispetto a ciò che siamo o che vorremmo essere, tirando fuori il meglio da noi stessi da ogni punto di vista.

Il valore positivo della storia inventata da Adams e prodotta da Spielberg in un film spettacolare, rende questo progetto un classico istantaneo del genere dove il valore della produzione sta tutto nell’essere fortemente legata all’idea di raccontare un rito di passaggio in cui, con intelligenza e introspezione, i protagonisti scoprono, in fondo, non tanto chi sono, ma quello che potrebbero diventare domani e, soprattutto, chi non vogliono essere.

Cinema nel cinema, giovani contro adulti, una storia d’amore in erba tra due protagonisti adolescenti, alieni in fuga, scienziati pronti a tutto per redimersi contro militari determinati a usare ogni mezzo costituiscono parte del tessuto narrativo di un film importante e intrigante, che con un pizzico di nostalgia vintage guarda al passato per raccontarci le radici di un presente in cui la tecnologia rende il fare cinema a livello amatoriale meno avventuroso e probabilmente meno ingenuo rispetto allo sforzo eroico dei giovani protagonisti di Super 8 il cui sforzo finale può essere apprezzato in pieno sui titoli di coda dove parte, ad ulteriore riprova dell’epoca in cui è ambientato e delle suggestioni che vuole scatenare, l’inno non ufficiale dell’horror di quegli anni: ovvero My Sharona degli Knack. Una musica che costituisce il filo rosso delle emozioni che legano i film di ieri con il cinema di oggi.

Super 8 quindi è un film particolarmente interessante, perché pur essendo complesso e spettacolare, resta soprattutto basato sulle emozioni e sulle idee.