Sono trascorsi sessant'anni esatti dalla pubblicazione di 1984, gigantesco romanzo del britannico George Orwell che, insieme al suo altro capolavoro La fattoria degli animali, ha segnato l'immaginario degli ultimi decenni. Ci sono state molte celebrazioni in tutto il mondo per esaltare, giustamente, un libro considerato l'emblema dell'utopia negativa, cioé la summa di tutto ciò che la società rischia di diventare in termini di oppressione e di negazione delle libertà individuali. Anche nel nostro paese la ricorrenza non è passata inosservata (il romanzo venne scritto nel 1948 ma pubblicato nel 1949); l'occasione si è presentata con il Festival della Scienza appena concluso a Genova, attraverso uno spettacolo teatrale appositamente allestito.

La compagnia genovese del Teatro della Tosse, in collaborazione con il Festival, ha infatti presentato in anteprima nazionale 2984, spettacolo che riprende e amplifica le atmosfere orwelliane trasferendole nel nostro presente. Assistiamo così al disegno preciso e spietato della Londra futura attraverso le parole di alcuni rappresentanti del Socing, il partito del Grande Fratello, i quali tratteggiano in modo paranoico lo stato della società futura e la loro attività. Così si susseguono i racconti del curatore di statistiche, della compositrice di poesie casuali, e del protagonista Winston Smith, il cui lavoro consiste nel correggere libri e articoli di giornale adeguendoli al pensiero imposto dal partito, il cosiddetto Bipensiero, per il quale un'affermazione e il suo esatto contrario possono coesistere nell'ambito dell'infallibilità del Partito stesso. Il tutto è reso con ampio supporto di tecnologie multimediali, dagli onnipresenti monitor che lanciano gli slogan del Grande Fratello ("Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato"), a proiezioni animate sulle pareti alla stessa scenografia che si modifica diventando elemento della narrazione.

In questo contesto la vicenda dell'amore clandestino tra Winston e Julia, clandestino perché nel mondo di Orwell il piacere del sesso è proibito, viene rappresentata seguendo le linee della trama del romanzo. Il loro primo incontro, l'affitto di un appartamento libero dall'occhio del Partito, la necessità per i due giovani di ribellarsi aderendo alla Confraternita, movimento di resistenza clandestina guidato da Goldstein, che nello spettacolo compare in video in un monologo recitato da Enrico Ghezzi (creatore del mitico Blob). I due si confidano con O'Brien, figura paterna e rassicurante, che si rivela invece uno dei capi del Partito. Al tradimento di O'Brien segue il processo di rieducazione di Winston che passa attraverso la famigerata stanza 101, nella quale il protagonista subirà il processo di disumanizzazione e successiva accettazione delle regole del Grande Fratello. In questo sta il potente messaggio di Orwell: la feroce analisi delle nuove dittature, le quali non puntano all'imposizione con la forza dei propri valori ma bensì alla supina accettazione degli stessi. Anzi, alla loro gioiosa accettazione, concepiti come unico stile di vita possibile; ciò rende non solo impossibile ogni rivolta, ma la rende semplicemente impensabile poiché anche solo la memoria di un simile atteggiamento viene rimossa.

Un altro momento dello spettacolo (fonte: festivalscienza.it)
Un altro momento dello spettacolo (fonte: festivalscienza.it)
Come è tradizione della compagnia teatrale, tra le più innovative del panorama italiano, fondata nel 1975 dal regista Tonino Conte e dal grande Emanuele Luzzati, lo spettacolo punta sul totale coinvolgimento degli spettatori nelle vicende raccontate, a partire dall'ingresso nella sala della rappresentazione. Il pubblico viene diviso tra maschi e femmine e fatto transitare attraverso un metal detector simulato, che simboleggia il passaggio nell'universo alternativo della narrazione. A ciascuno viene fatta indossare un'anonima tuta, in modo da garantire la massima spersonalizzazione. Infine gli spettatori si accomodano in cerchio in una sala priva di poltrone ma arredata con semplici panche di legno. In questo spazio a trecentosessanta gradi gli attori recitano e si muovono tra il pubblico, sedendo a fianco degli spettatori e stimolando così il massimo coinvolgimento emotivo nella vicenda.

L'adattamento del testo, fedele nello spirito all'originale, è stato curato da Enrico Remmert e Luca Ragagnin, per la regia di Emanuele Conte. Gli attori sono tutti bravi e convincenti nei rispettivi ruoli. Lo spettacolo è stato presentato in anteprima, e dovrebbe seguire una tournée a partire dal prossimo anno. Il consiglio è quello andare a vederlo, se e quando possibile: perché le rappresentazioni teatrali fantascientifiche sono piuttosto rare, e per assaggiare appieno l'esperienza di una dittatura totalizzante prima che questa si verifichi davvero. Come un vaccino a un'eventuale distopia prossima ventura.