Costruire il mito

A creare la magia dello sceneggiato diedero un importante contributo gli interpreti, primo fra tutti un eccellente Luigi Vannucchi, assolutamente credibile nell’assestare alla maschera di Fleming il giusto mix di entusiasmo e razionalità, dubbio e ribellione. Vannucchi, con la sua carica fisica magra e nervosa, riuscì a imprimere la sua personale impronta sul personaggio dello scienziato anticonformista, rendendolo estremamente moderno anche per i canoni attuali. Al suo fianco uno stuolo di attori e caratteristi tutti di ottimo livello, a cominciare da Tino Carraro, la cui autorevolezza conquistata in decenni di carriera teatrale trovò naturale sbocco nella figura pacata e carismatica del Professor Reinhart. Mario Piave riuscì a ben rappresentare la psicologia del doppiogiochista Bridger, in bilico tra passione idealista e cinico arrivismo, mentre Paola Pitagora fu, tra gli interpreti principali, forse la meno convincente, apparendo a tratti spaesata e persino ingenua rispetto al ruolo di agente segreto che doveva interpretare. Una menzione speciale va alla giovanissima Nicoletta Rizzi; chiamata in fretta e furia a sostituire Patty Pravo nel ruolo di Andromeda, la Rizzi riuscì nell’impresa di calarsi da subito nel personaggio, ben rappresentandone sia il lato logico che quello emotivo. La scena in cui una lacrima le scende sulla guancia sinistra, e che simboleggia il passaggio dalla  condizione di strumento meccanico a quella di essere umano, è sicuramente la più intensa di tutto lo sceneggiato. Il lavoro di adattamento di Cremaschi fu sostanzialmente rispettoso del romanzo, pure con alcuni aggiustamenti ritenuti necessari. Nel romanzo (così come nella versione BBC, da quanto si ha notizia), Bridger muore cadendo da una scogliera mentre Cremaschi lo fece assassinare dai sicari della Intel. Inoltre la versione originale vede la creazione di un organismo ectoplasmatico con un unico gigantesco occhio, che Hoyle chiama Ciclope; tale organismo sarà quello che attirerà Christine Flemstad nella trappola del computer, e che verrà poi eliminato da Andromeda una volta esaurita la sua funzione. Del Ciclope non c’è traccia nella versione italiana, forse perché ritenuto troppo difficile da realizzare, oppure troppo “impressionante” per il pubblico italiano. Inoltre nel finale originale Andromeda annega in una delle grotte che circondano la baia di Thorness, mentre nel finale di Cremaschi la ragazza si butta dalla scogliera. Nonostante l’ottimo lavoro non mancano difetti e ingenuità. Come, ad esempio, le autovetture con la guida a sinistra quando nel Regno Unito il volante sta sulla destra; oppure alcuni banali errori di ortografia in alcune parole inglesi; o ancora, e questo forse è l’errore più clamoroso, far fare ai personaggi gite in barca e immersioni nell’Atlantico settentrionale, dimenticandosi della temperatura quasi polare che si può trovare a quelle latitudini. I personaggi dei militari sono fin troppo enfatizzati nella loro ottusa rigidità, fino a diventare quasi delle macchiette. Inoltre l’abbandono di Patty Pravo, coraggiosamente scelta per il ruolo di Andromda, dopo più di un mese di riprese, costrinse la troupe a rigirare gran parte del materiale con la nuova attrice, adottando tempi e ritmi forzati. Tutto questo non inficia minimamente però la qualità complessiva dell’opera, come si può tranquillamente definire. E che di vera opera si tratti risulta evidente dalla critiche più che favorevoli e dall’enorme successo di pubblico, con ascolti che arrivarono a sfiorare quota 17 milioni di telespettatori, e che resterà un record per parecchi anni.La Rai tenterà ancora la strada della fantascienza alcuni anni più tardi con sceneggiati quali La traccia verde, Gli uomini in nero, fino alla coproduzione internazionale che porterà alla realizzazione di Spazio 1999, uno dei migliori telefilm fantascientifici di sempre. Ma la stagione dei grandi sceneggiati volgeva ormai al termine: i gusti del pubblico iniziarono a mutare, complice anche il prepotente ingresso delle televisioni commerciali accanto al colosso pubblico, e si indirizzarono verso prodotti di maggiore impatto spettacolare. Verso la fine degli anni ottanta ci sarà un tentativo di riportare la fantascienza tv con miniserie quali Sound, L’isola del tesoro, Il Segreto del Sahara, prodotti tecnicamente di discreta qualità ma privi dello spessore e della profondità dei loro precursori.

Dal canto suo la BBC ha proposto nel 2006 una riedizione di A for Andromeda; si tratta di un film per la tv di appena 85 minuti di durata, in cui pertanto l’intera vicenda viene enormemente compressa e semplificata, a discapito della profondità che costituiva il principale motivo di interesse. Ridotto il numero dei personaggi e delle location, gli effetti speciali moderni non sono stati però sufficienti per destare negli spettatori la stessa passione, anche se gli interpreti principali Kelly Reilly e Tom Hardy (il cattivo Shinzon in Star Trek: Nemesis) si sono impegnati al massimo.