Il raggiungimento della felicità, dagli antichi greci sino ai giorni nostri, è stata una costante nella storia umana.

Per quanto sfuggente e difficile da raggiungere filosofi, religiosi e scienziati, percorrendo strade diverse, hanno cercato di trovarne la chiave, addirittura la costituzione statunitense pone tra i diritti inalienabili la ricerca della felicità.

E se esistesse qualcuno che non si limitasse a vane promesse, ma fosse veramente in grado di portare la felicità agli esseri umani?

Questo è il tema che James Gunn sviluppa in I fabbricanti di felicità,

romanzo nato dall'unione di tre racconti pubblicati negli anni  cinquanta.

Nella prima parte, la più breve, si raccontano gli inizi della Società Edonica, strana associazione che promette l'impossibile, ma che forse è davvero in grado di garantire la felicità per tutti.

Un simile potere è difficile da combattere, e chi ci prova scopre ben presto che la società è in grado di vendicarsi dei suoi avversari in modo terribile.

Nella seconda parte del romanzo gli edonisti dominano il mondo, apparentemente la situazione è idilliaca, la scienza edonica mantiene la popolazione in uno stato di perpetua soddisfazione, l'uguaglianza sociale e i progressi scientifici hanno eliminato la miseria, e gli edonisti si fanno carico delle sofferenze e delle preoccupazioni di tutti.

Ma ogni Eden nasconde un serpente, come imparerà a sue spese l'abile e idealista Morgan, edonista e apostolo di una dottrina ormai corrotta.

Nell'ultima parte del romanzo la lunga mano degli edonisti sembra aver raggiunto anche gli irriducibili, i rifugiati sui pianeti del sistema solare, per inglobarli nella felicità universale.

Dopo secoli di dominio edonistico i presupposti su cui è basata una società che mira alla felicità assoluta sono stati portati alle estreme conseguenze, con un effetto devastante sulla razza umana.

Solo D'glas e Susan si oppongono all'oblio in un paradiso artificiale, un lungo sonno dorato alla fine del quale c'è solo l'estinzione, ma saranno in grado di sconfiggere il consiglio?

Autore prolifico e di buona qualità Gunn affronta un tema che avrebbe forse meritato un approccio più filosofico, mentre I fabbricanti di felicità non è altro che un romanzo di avventura, un buon romanzo di avventura, a dire il vero, anche se disomogeneo.

Ottima la prima parte, specialmente nel finale, mentre qualche difetto emerge nella parte centrale, ben poco è spiegato di come si sviluppino i cambiamenti che porteranno alla rovina la società edonistica, Morgan e la sua compagna Beth si trovano di fronte a una situazione che sembra creata apposta per giustificare la loro fuga disperata.

Fortunatamente il ritmo e i colpi di scena mascherano bene le pecche logiche, altrimenti riuscirebbe difficile accettare il comportamento di Beth, un misto tra Mata Hari e Lara Croft, capace di cavare sempre e comunque dai guai Morgan.

Anche il capitolo conclusivo ricalca le impronte della seconda parte,  stavolta è l'uomo che gioca la parte dell'eroe, interessante la soluzione trovata da D'glas per salvare il destino dell'umanità.

Forse la felicità non può essere venduta o acquistata, ma solo conquistata, chi cerca di imporla è destinato al fallimento.

Apparentemente Gunn non prende posizione, a ogni inizio di capitolo si trova una citazione, a volte favorevole al raggiungimento della felicità, a volte contraria, ma alla fine la società basata non più sulla ricerca della felicità bensì sul suo raggiungimento crolla miseramente, preda delle sue stesse illusioni.

Un particolare che colpisce è la copertina, decisamente inconsueta e che non lascia indifferenti, non vi svelerò cosa significa, ma se qualcuno lo scoprisse me lo comunichi pure.