Eleventh Hour è la versione americana dall'omonima miniserie  che due anni fa debuttò sugli schermi britannici  con protagonista l'arcinoto capitano Picard di trekkiana memoria Patrick Stewart destando una tiepida accoglienza di pubblico e  grandi perplessità da parte della critica. Ma tanto bastò a Jerry Bruckheimer per intravederci qualcosa di buono da poter sfruttare, e  quando c'è di mezzo il vecchio Jerry, si sa, le cose inevitabilmente cambiano.Per chi non lo conoscesse, Jerry Bruckheimer  è uno dei mostri sacri delle produzioni televisivo-cinematografiche americane. Da molti è considerato un vero e proprio Re Mida di Hollywood e basta dare una rapida scorsa al suo curriculum per rendersi immediatamente conto del perché: produzioni televisive come CSI (in tutte le sue forme), cinematografiche come Pirati dei Caraibi, Top Gun, Beverly Hills Cop, Armageddon, Black Hawk Dawn portano infatti tutte la sua firma e il suo marchio di fabbrica.

I quattro milioni di dollari messi a disposizione solo per il pilot testimoniano la grande larghezza di mezzi con la quale si muove l'ingombrante Jerry e questo si riflette inevitabilmente sulla realizzazione del prodotto e sul suo risultato finale.

La storia è incentrata sulla figura del Dottor Jacob Hood, un biofisico che in qualità di consulente speciale dell'Fbi è alle prese con crimini e misteri a carattere scientifico.

A interpretare il ruolo che fu di Patrick Stewart troviamo una vecchia conoscenza dei fan della fantascienza, l'attore britannico Rufus Sewell che nel 1998 fu il protagonista del criptico Dark City. Come scelta mi sembra molto azzeccata in quanto Sewell possiede quell'aplomb tipico dei sudditi di sua maestà congiunto ad un espressività, una recitazione e un accento che lo rendono enigmatico, magnetico e carismatico allo stesso tempo.

Ad affiancarlo e a proteggerlo c'è una una specie di macchina da guerra in tailleur che risponde al nome dell'agente speciale Fbi Rachel Young. Rivestire quel ruolo non è affatto facile perchè richiede un sapiente mix tra femminilità amazzone alla Uma Thurman, un pizzico di erotismo e un minimo di spessore interpretativo, ma a me sembra che la bella attrice californiana Marley Shelton (gia vista in Grindhouse/Planet of terror di Tarantino-Rodriguez) tra un calcio, un pugno, una sparatoria  e mosse varie di arti marziali se la cavi egregiamente nell' apparire in accappatoio bianco e reggiseno di pizzo nero.

Quindi anche per lei si può tranquillamente parlare di missione compiuta.

Anche la scenografia è molto ricca di partilcolari, i set per gli interni sono ben costruiti come azzeccate sono le ambientazioni esterne, il tutto condito da una regia molto sofisticata  affidata al regista inglese Danny Cannon la cui unica sventura probabilmente è quella di aver diretto Judge Dredd.

Riguardo alla sceneggiatura e i dialoghi  a opera di Mick Davis filano lisci, molto professionali.

A questo punto della recensione sarete in molti quindi a credere di trovarvi di fronte  a un mezzo capolavoro, e per certi versi lo è visto che il tocco-Bruckheimer è evidente con la cura professionale dei dettagli tecnici e con le persone messe tute al posto giusto, un abilità organizzativa che merita tutto il mio rispetto, ma a un telefilm serve comunque un "anima" e a mio avviso Eleventh Hour ne è completamente sprovvisto. L'anima in un telefilm è quel qualcosa nella trama o nella gestione dei personaggi in grado di appassionarti ad una serie e generare  quel desiderio di guardarti la puntata successiva, che ti fornisce quell'impulso in grado di farti superare i fondali di cartapesta degni del migliore Star Trek d'annata, l'esasperante lentezza di un Battlestar Galactica  o le incongruenze di un Doctor Who. Una volta terminata la visione di Eleventh Hour sono rimasto perplesso un paio di minuti a fissare il salvaschermo che incombeva puntuale chiedendomi  se i misteri legati al passato di Hood o alla fantomatica figura di Geppetto avessero scaturito  un sufficiente appeal da destare il mio interesse, o se il dilemma morale legato alla clonazione fosse stato esaurientemente approfondito.

Sinceramente non ho trovato una  vera risposta, perché i messaggi che sono stati lanciati da Eleventh Hour sono troppo contraddittori. E anche il voto che ne scaturisce è un po' una media matematica tra le cinque stelle che si potrebbero tranquillamente dare alla realizzazione contro la singola e solitaria stellina che invece si meriterebbe per l'arida sostanza.