Fanteria dello Spazio di Robert A. Heinlein è uno dei romanzi più discussi di sempre negli ambienti della critica di fantascienza. Un po’ perché opera di un autore su cui si è sempre riusciti a dire tutto e il contrario di tutto, un po’ per le tesi difficili da digerire che sembra proporre, un po’ perché popolarizzato da un film di Paul del 1997 che ha gettato benzina sul fuoco. Ora che ritorna nelle librerie a dieci anni dalla sua ultima ristampa (a parte l’edizione di Urania Collezione per le edicole), il dibattito può forse arricchirsi di nuovi spunti critici.

Come quasi tutti i romanzi di Heinlein, anche Fanteria dello Spazio è un’opera a due livelli: da un lato la storia, il romanzo vero e proprio; dall’altro il saggio filosofico e politico, spesso sotto forma di lunghe dissertazioni. Non ha affatto sbagliato qualche critico quando ha sostenuto che Heinlein dimenticava di aggiungere la storia ai suoi romanzi (lampante in questo senso il caso di A noi vivi, quasi un trattato socio-utopistico che un’opera di fantascienza): in Fanteria dello Spazio assistiamo alla folgorante carriera di Juan Rico, giovane volontario della fanteria mobile della Federazione, coinvolto nella brutale guerra contro gli pseudo-Aracnidi, insettoni originari di un remoto sistema stellare dalle intenzioni bellicose quanto e più di quelle umane. Ma in realtà nel romanzo non c’è molto spazio per approfondimenti psicologici, percorsi di crescita interiore, intrecci che tendano poi a uno scioglimento finale; tant’è vero che poco è dato di sapere sulla guerra in corso, già esplosa all’inizio del romanzo – Rico è coinvolto nelle prime pagine in un’operazione mordi-e-fuggi contro gli alleati dei ragni – e lontana dalla conclusione al termine della storia. Se così non fosse stato, d’altro canto, non si spiegherebbe perché l’editore di Heinlein, Scribner’s, che aveva pubblicato tutte le sue precedenti opere molte delle quali oggi definite “juveniles”, non accettò questa. Era il 1957 ed Heinlein, di fronte a quel rifiuto, capì che scrivere romanzi per un pubblico di giovanissimi era un impegno che ora gli andava stretto. Fu Fanteria dello Spazio (premio Hugo l’anno successivo, con stupore dell’autore che pure lo aveva già vinto due anni prima per Stella doppia) a lanciare la fantascienza "adulta" di Heinlein, quella che sarebbe proseguita poco dopo con Straniero in terra straniera (1961), La luna è severa maestra (1966), Lazarus Long l’immortale (1973).

Romanzo adulto, quindi, nonostante il protagonista e voce narrante sia solo un ragazzo di cui, attraverso flashback, se ne intravede la vita da benestante figlio di papà precedente la scelta radicale di arruolarsi a dispetto delle proibizioni familiari. Romanzo adulto per le riflessioni che inevitabilmente comporta, molto più che per la storia: sono infatti i temi di fondo dell’opera ad aver scatenato un dibattito oggi ancora lontano dallo scemare. Molti commentatori hanno visto nella figura del signor Dubois, l’insegnate

di storia e filosofia morale di Rico alle scuole superiori e tenente colonnello a riposo, l’alter-ego di Heinlein nel romanzo. Sue sarebbero le tesi militariste, elitarie se non persino fasciste che secondo molti costituirebbero l’anima del romanzo. Ma Dubois sembra piuttosto il Socrate di quella Repubblica di Platone esplicitamente condannata durante le lezioni, che disprezzando le decadenti forme di governo precedenti decanta il sistema di quella che in Fanteria dello Spazio è un’utopia concretizzatasi: un regime forte e stabile, con base democratica, volontaristica e meritocratica, che assicura a tutti la possibilità di seguire le proprie aspirazioni. Una repubblica democratica e aristocratica nello stesso tempo, dove vigono i principi del liberismo ma dove gli unici a poter votare e detenere pubblici uffici sono i Cittadini, coloro che hanno prestato il servizio federale. Non è un caso se solo i Cittadini possono essere insegnanti di “storia e filosofia morale”, un fatto che fa risaltare ancora di più le somiglianze con la Repubblica platonica dove l’ossatura della società è costituita dai sapienti, che s’incaricano di educare le classi superiori dei soldati e dei governanti.