Erano diverse ore che il soldato Robert Johnson guardava in alto con apprensione. Tra poco il comando avrebbe dato il nullaosta all’attacco finale su Teheran, eppure in cielo ancora non c’era traccia del cerchio di luce che segnalava la supervisione degli Arbitri Marziani. Strano, pensò, molto strano.

– Robert, la vuoi smettere di stare col naso per aria? Non serve a niente, pensa a tenere gli occhi aperti piuttosto – disse Hank Mallory, suo compagno della squadra Bravo.

– I Marziani non si fanno vedere.

– Lo so – rispose Mallory, cercando di simulare indifferenza senza riuscirci. Di solito i marziani arrivavano non appena il comando inoltrava la richiesta di una Schermaglia, ma stavolta c’era un intoppo, era evidente.

Tutti cercavano di non pensarci. Ogni componente della squadra Bravo se ne rimase accucciato con i fucili in braccio dietro una duna, spiando i movimenti degli iraniani alle porte della capitale senza poter agire.

– Hank, sei sicuro che il sergente ha dichiarato l’attacco come si deve?

– Credo di sì. Per quello che ne so.

– Bah – esclamò Robert poco convinto, poi tornò ad osservare i movimenti dei nemici.

Per qualche minuto tutti stettero in silenzio. La maggior parte della squadra teneva un occhio sul bersaglio e un altro al cielo. Ma i Marziani ancora non si facevano vivi.

A rompere il silenzio fu Cody Marshall, la recluta più giovane della squadra. La sua voce lagnosa dava sempre sui nervi a tutti, ma stavolta Cody era così spaventato che sembrava se la sarebbe fatta addosso per davvero.

– Ragazzi, che succede se… insomma, se i Marziani stavolta decidessero di non arbitrare?

Nessuno volle ammetterlo, ma tutti ebbero un leggero sussulto a quelle parole: Cody aveva fatto la domanda che stava balenando nella mente di tutti.

– Finiscila di dire stronzate, Marshall – lo ammonì Hank Mallory – I Marziani devono per forza arbitrare ogni Schermaglia: cazzo, le hanno fatte loro le regole! È dal 2007 che i Marziani impongono agli uomini la Guerra Combinata, e da allora non hanno mai mancato un appuntamento, per quanto ne so.

– E se stavolta…

– Cazzo, sei proprio un cacasotto Cody! Si può sapere perché stavolta dovrebbe essere diverso? Si è sempre fatto così: si è fatto così in Siria, si è fatto così in Corea, e sarà così pure oggi! I Marziani sono troppo buoni, ci tengono all’incolumità degli uomini. Beati loro che non hanno niente di meglio da fare.

– Meglio per noi – disse Johnson.

– Ha! – esclamò Steven Smith, palleggiandosi un lanciarazzi sulle spalle.

– Oh santo Dio, eccolo che ricomincia… – fece Mallory.

– Blackcat, ora non è proprio il momento, eh? – disse Robert, ma questo non era mai bastato per far stare in silenzio il soldato Smith, l’unico nel gruppo ad aver combattuto prima che gli alieni arrivassero sulla Terra.

– Fottuti cazzoni, non vi potete tappare le orecchie ogni volta che sentite qualcosa che non vi piace, soprattutto quando è la verità!

– Sì? Quando inizierai a dire cose sensate avvertimi, mi porterò un registratore – disse Mallory.

– Ma avevate ancora il latte al naso quando gli alieni vi hanno raccontato le loro storielle? Insomma ragazzi, quando vi deciderete ad aprire gli occhi? Agli alieni non frega un beneamato cazzo della vita dei terrestri!

– Ah sì? E allora perché hanno messo in piedi tutto questo incasinato sistema delle Schermaglie, dimmi un po’? Eh? Perché non potevano semplicemente lasciarci sbudellare in pace tra di noi come si è sempre fatto? – disse sardonico Johnson, palleggiandosi l’ M-16 da una spalla all’altra.