di Vittorio Catani

Il suo primo racconto apparve nel 1962 sull'edizione italiana di "Galaxy". Ha vinto la prima edizione del Premio Urania (1980). Ancora non sa cosa farà da grande, sa solo che per lui non ha piu' senso chiederselo.

Pagina 1 di 1 - versione stampa

QUANDO LE RADICI

Giulio Raiola Giulio Raiola è un altro dei fanta-autori italiani apparsi nei primi anni Sessanta e subito balzati in evidenza grazie alle loro capacità di scrittura, ma poi quasi con altrettanta rapidità... apparentemente scomparsi. Una lista di nomi che potrebbe essere molto lunga: da Carlo della Corte, a Marco Vicario - entrambi già presentati in questa rubrica rispettivamente sui nn. 64 e 60 di Delos - a Maurizio Viano, a molti altri.

I primi anni '60 erano l'epoca in cui nomi italiani già circolavano nell'ambiente, grazie alla presenza in edicola di testate (in molti casi effimere) molto disponibili verso la nostra narrativa breve. E tuttavia, allora noialtri aspiranti autori percepivamo come insufficienti quegli spazi, lunghe le attese delle risposte ai nostri invii di materiale, "instabile il mercato" (come si dice comunemente oggi). Tanto vero che la sparizione di molti nomi promettenti fu, in buona parte, dovuta proprio alla carenza di reali sbocchi (se e come la situazione oggi sia mutata, è tema troppo vasto per addentravisi in questa sede). Ad ogni modo note pubblicazioni, talora anche non specializzate (Oltre il Cielo, Galaxy, Galassia, Futuro, Interplanet, Cosmo ed. Ponzoni, il settimanale Folla, e varie altre minori), concedevano spazi alla nostra narrativa breve.

Di Raiola scrivevo: apparentemente scomparso. Infatti, benché la fantascienza di questo autore abbia visto la luce quasi tutta nella prima metà dei Sessanta, egli non ha mai smesso di interessarsi attivamente al genere. Promotore o co-promotore di varie iniziative (con Aldani e Lo Jacono fu tra i fondatori di Futuro; con Sandro Sandrelli curò le antologie Interplanet; con il giornalista veneziano Piero Zanotto organizzò il primo Festival del Cinema di Fantascienza, a Trieste, che per molti anni rimase un imperdibile appuntamento di livello europeo). La bibliografia di Giulio Raiola comprende titoli che fecero subito breccia nei lettori, e che rimangono a mio parere nella "piccola storia" (che diventa sempre più grande) della sf italiana: L'aquilone, Biennale 6000, Le donne di Onfale (racconto molto lungo, probabilmente il suo capolavoro), Piano recupero, Tempo di pallonetto, e Mostri, cioè il racconto scelto per questo Quando le radici (esso apparve su Interplanet n. 1, 1962).

Il tema di Mostri è molto semplice, come verificherà il lettore, e prende pretesto dal timore (particolarmente diffuso in quegli anni di Guerra fredda e "pax atomica" tra i blocchi orientale e occidentale) che le manipolazioni tecnologiche di forze della natura portassero a catastrofi irreparabili. L'attenzione dell'autore, qui, si appunta tuttavia sulla situazione di straziante diversità venuta a crearsi fra l'umanità che si ritiene "normale" e quella (letteralmente) giudicata "mostruosa". Tema sempre forte, drammatico, allusivo (ogni epoca ha le sue "diversità" contro le quali scagliarsi), spesso frequentato dalla science fiction classica, e affrontato in quest'opera con mano sensibile e personale.

Dall'Autore, nato nel 1923, ho ricevuto un suo curriculum che qui trascrivo:

"Incontrai la fantascienza a Venezia, subito dopo la laurea, nella persona di un carissimo amico che non c'è più: Sandro Sandrelli. Seguirono gli incontri con Inìsero Cremaschi, Lino Aldani, e altri, attorno alla rivista Futuro. Avevo intrapreso la carriera legale, ma la abbandonai allorché Nino Nutrizio, direttore de La Notte, volle assumermi iniziandomi così al giornalismo. Da lì passai al Giornale d'Italia, quindi al GR2 della Rai diretto da Gustavo Selva.

A questo punto riuscii a realizzare uno dei miei sogni da ragazzo, recandomi nel Borneo e ritrovando, con l'aiuto del principe Shariffuddin - cugino del sultano del Brunei e direttore del locale Museo etnologico - l'isola di Mompracem, la favolosa sede dei "tigrotti" di Sandokan immaginati da Emilio Salgari: in quell'isola, che oggi si chiama Keramàn, volli porre una targa in onore dello scrittore veronese.

Da quel momento in poi mi diedi alla stesura di libri, il primo dei quali raccontava la mia avventura salgariana: Salgari, mito e realtà (ed. Mediterranee, 1975). Il volume ebbe buon successo, ne parlarono i giornali e - ovviamente - la Rai. Successivamente mi dedicai alla storia della Seconda guerra mondiale, con tre volumi sui sommergibili italiani nell'Atlantico: Quelli di Betasom (Volpe, 1963), Uomini dell'Atlantico (Rizzoli, 1973), Timoni a salire (Mursia, 1978). Durante gli stessi anni curavo la pagina della scienza sul Giornale d'Italia, e la curo attualmente sul Secolo d'Italia".

Come i lettori di Delos e del Corriere della Fantascienza avranno appreso, proprio in questi giorni (dal 21 al 28 settembre 2001) a Trieste si svolgerà una corposa manifestazione: "SCIENCE + FICTION, il Festival della Fantascienza di Trieste", curato da Massimiliano Spanu e promosso da La Cappella Underground, e in cui uno spazio particolare avrà la cinematografia. Segno che un'idea cui contribuì Raiola è tuttora attuale e riprende vita sotto nuove forme.


Tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione in tutto o in parte del testo e delle fotografie senza la previa autorizzazione della direzione di Delos Science Fiction e degli aventi diritto.