Manuela Soriani per i disegni e Francesca Da Sacco ai testi, componenti di Edenstudio, con al loro attivo già collaborazioni per Jonathan Steele (Star Comics) sono le creatrici di Galaxies, una miniserie di fantascienza prodotta per Cronaca di Topolinia che ha esordito con il primo numero a Lucca Comics.

Trovare un fumetto di vera fantascienza e per di più scritto e disegnato da sole donne era fin troppo particolare per non meritare un intervista.

Innanzitutto complimenti per Galaxies, e per il successo che avete riscosso a Lucca, ma, per chi a Lucca non c'è stato, come possiamo presentare il frutto del vostro lavoro?

Manuela: Grazie per i complimenti, fanno sempre molto piacere! Galaxies è il progetto nato dagli ultimi due anni di lavoro del mio EdenStudio in collaborazione con Salvatore Taormina e Cronaca di Topolinia. E’ una space-opera dal carattere giovane e avventuroso. E’ la storia di un gruppo di cinque ragazzi le cui vite vengono sconvolte e legate dall’invasione aliena di un popolo bellicoso, i Draugar, esseri zoomorfi, forti, carismatici e organizzati, decisi a prosciugare il loro pianeta da ogni sua risorsa sfruttabile.

Francesca: A Lucca abbiamo avuto una risposta più che positiva a questo albo e la cosa ci ha fatto molto piacere per più motivi. Il primo tra tutti è stato che abbiamo visto le nostre fatiche ripagate con un interesse che partiva dalla copertina e poi si propagava all'interno, appena si vedevano i disegni. Una bella soddisfazione senza dubbio. A parte quanto ha detto Manuela per presentare Galaxies, io posso aggiungere che questo albo è stato una scommessa. Una fantascienza non fatta di tecnologia ma di luoghi e personaggi, un tratto accattivante ma non tradizionale, un formato a metà tra il cartonato francese e il comic book americano. Insomma, Galaxies è un ibrido, una novità nel mercato italiano, a partire dall'involucro.

Perché la fantascienza e con un tratto "non manga" invece che fantasy o noir (generi anche un tantinello inflazionati)?

Manuela: L’idea della fantascienza è partita dall’editore, che desiderava inserirla all’interno della sue testate. Non è stata una scelta del nostro studio, ma abbiamo trovato molto interessante affrontare un genere tanto difficile. Abbiamo studiato a lungo la storia per cercare di arricchirla di elementi che potessero stuzzicare la curiosità del lettore e il desiderio di conoscere i protagonisti della vicenda, sentendoli vicini. Abbiamo cercato di sviluppare bene i rapporti tra i protagonisti, destinati a maturare nel corso della trilogia, senza tuttavia lesinare sulle scene d’azione, fondamentali nel genere!

Francesca: Tra le testate di Taormina il fantasy c'era già e l'idea di affrontare una storia di Sci-fi ci è piaciuta da subito, nonostante le ovvie difficoltà che avremmo incontrato lungo la via. Di fantascienza non c'è molto tra le testate italiane, eppure è un genere che piace. Abbiamo studiato i vari prodotti, cercando di discostarci da essi. I possibili paragoni tra Brad Barron e Galaxies naufragano appena si sfogliano i due albi. L'esclusione del noir è dovuta al fatto che come genere è uno dei più gettonati, ultimamente, e noi volevamo fare qualcosa di nuovo.

C'è una nutrita tradizione di produzioni fantascientifiche femminili negli "anni d'oro". Certo quelli possono sembrare tempi di maggiore ghettizzazione sessistica, ma voi... come vi trovate a lavorare così?

Manuela: Premetto che abbiamo avuto molta libertà per la stesura del progetto. L’editore ci ha fornite di un soggetto, ma non ha messo molti “paletti” alla nostra creatività. Grazie a questo, siamo riuscite a sviluppare una saga con una impronta personale molto forte, cosa che ci ha permesso di affrontarla con maggiore equilibrio e minori difficoltà. Crediamo che uno studio sia avvantaggiato nell’ideazione di nuovi progetti, rispetto a un singolo autore, grazie alla creatività unita di più soggetti al lavoro sulla stessa storia. Direi che ci troviamo molto bene tra di noi, siamo molto affiatate.

Francesca: Produzioni fantascientifiche femminili è un termine quanto mai generico. Come narrativa mi vengono in mente molti nomi, Bradley, Le Guin, Moon... ma parlando di fumetto e, nello specifico, fumetto italiano, produzioni fantascientifiche femminili non ne ho presenti (se ce ne sono ammetto la mia ignoranza ). Personaggi femminili sì, Legs Weaver in primis, passando poi per Gea. Ma lo staff è maschile. Ci sono disegnatrici che si cimentano (con onore!) nella fantascienza (Pianta, Marzia, Airaghi, Platano...). Ma team creativi solo al femminile... mi viene in mente solo il nostro Da Sacco/Soriani.

Come dicevo prima, Galaxies è partito come un esperimento, come una sfida. Non solo fare fantascienza ma pure affidarla a un team di donne. Di sicuro è una fantascienza diversa da come la racconterebbe un team al maschile (ma qui il discorso si fa lungo).

Come ci troviamo a lavorare così? Bene, abbiamo sviluppato un certo feeling che ci fa intendere bene. Per lo più ci troviamo d'accordo su personaggi ed eventi, anche se ogni tanto Manuela mi maledice per gli ambienti!

Come mai le "grandi case" italiane non pongono attenzione a progetti nuovi come il vostro?

Manuela: Questa è sicuramente una domanda molto difficile e non vorrei rischiare di sembrare troppo tecnica o negativa, visto il mio passato da ragioniera… Non credo che le “grandi case” non siano interessate a nuovi progetti, anzi… Stanno nascendo tante nuove iniziative con stili diversi dal classico Bonelli o Disney. Gli stili si stanno contaminando di influenze internazionali, derivate dal fumetto americano, argentino, francese e spagnolo. Sono sempre più numerosi i ragazzi che cercano di creare una carriera da un sogno, giovani talentuosi dalle competenze sviluppate dalla frequentazione di vere e proprie scuole specializzate nel fumetto, fiorite in questi ultimi anni.

Il problema principale del mercato del fumetto italiano, in questi anni, è uno squilibrio molto forte tra domanda e offerta.

Decine di nuovi artisti escono ogni anno ma non aumentano le testate su cui lavorare, molte delle quali già provviste di un loro team grafico.

Le stesse testate non riescono ad aumentare il loro volume di vendita e il mercato, provvisto di migliaia di titoli a disposizione del lettore, fa fatica a introdurre novità che rischiano di non essere notate.

Condiamo il tutto con la recessione economica generale degli ultimi anni e il quadro risulta abbastanza chiaro…

Francesca: Più che non porre attenzione sarebbe più giusto dire che non sono disposte a scommettere su storie nuove/gente nuova. Considerando le difficoltà del mercato del fumetto, suscettibile a mille cambiamenti e alle mode del momento, creare un prodotto che piaccia attraverso gli anni non è facile e merita uno studio molto approfondito.

Bonelli impiega anni a preparare una serie, che poi, in definitiva, poco si discosta dalle altre (tranne forse alcune eccezioni tipo Gea, che comunque è semestrale... ma qui il discorso si fa lungo).

Difficilmente un grosso editore si mostrerà interessato a sperimentare, perché, benché abbia le spalle coperte con altre testate che già vendono bene e potrebbero supplire al rosso di una novità, si guarda bene dal rischiare.

I piccoli editori invece sono quasi costretti a lanciarsi sul nuovo, sperando che il pubblico, che da anni si dice stanco delle "solite cose", dimostri davvero di esserlo e investa sul nuovo. Solo allora (e solo forse) i grandi editori oseranno di più.

Al momento proporre Galaxies a una "grande casa" è impensabile. Troppo sperimentale, troppo azzardata.

E, come sempre, basta fare un salto in fumetteria per potersi fare un idea personale su questa miniserie.