a cura di

Vittorio Catani

Quando le radici

Rassegna storica della fantascienza italiana Introduzione


Milano, Un'Ambigua Utopia 1978, L'invasione dei marx/ziani: da sinistra Giuseppe Festino (di spalle) con consorte, Giuseppe Lippi, Bulgarelli, Mauro Antonio Miglieruolo, Remo Guerrini, Lucia e Vittorio Curtoni;

Vittorio Curtoni e Gianni Montanari curarono le collane della piacentina Tribuna (Galassia e Science Fiction Book Club) dal 1970 al 1973 (poi curatore fu il solo Montanari), imprimendo subito alla loro gestione due caratteri distintivi: una particolare propensione per le novità, e una maggior apertura verso autori italiani. Degli scrittori di casa nostra, furono pubblicati, in un decennio dieci romanzi, tre antologie collettanee e un'antologia personale, oltre a numerosi racconti sparsi.

Quanto alla predisposizione al nuovo, essa si manifestò anzitutto nel presentare autori di lingua inglese poco noti o praticamente sconosciuti (l'elenco sarebbe lungo, e ci limitiamo a ricordare alcuni nomi entrati tra i massimi della fantastico, o comunque capaci di raggiungere spesso ottimi livelli: Delany, Zelazny, Moorcock, Malzberg, Ellison, Lafferty, D. Compton, K. Roberts, D.Bunch, J. Finney, E. Pangborn, D. Koontz). Ma non vi fu solo questo: si aggiunse il gusto per la ricerca di scritture che innovassero in qualche modo i canoni ufficiali della fantascienza. Idea interessante ma di ardua attuazione, in quanto l'universo della sf è sempre stato abbastanza tradizionalista. Il che può apparire un paradosso - ma non lo è - per una narrativa che, pur "popolare", spesso si è proposta come portatrice di idee e valori alternativi, controcorrente. Coloro che vissero quegli sviluppi, o che hanno avuto occasione di sfogliare i vari Galassia, sanno bene che talora vi apparivano testi decisamente fuori norma (per la fantascienza, almeno; ché certe cose il maistream le aveva già fagocitate e digerite da decenni; ma tant'è). Va comunque detto che l'accoppiata sf più sperimentalismo, formale e/o contenutistico, ha dato risultati spesso interessanti e provocatori. Ovvio che in molti casi i risultati erano alquanto al di sotto delle intenzioni, ma ciò significava ben poco, in quanto i fermenti che erano nell'aria ponevano la trasgressione narrativa quasi come un valore in sé. E se parliamo di fermenti ci riferiamo ai fuochi residui del famoso Sessantotto, alle seduzioni hippy, alle atmosfere dei nascenti capolavori del rock, alla non dimenticata stagione degli scrittori beat, e insomma a quell'impasto di pacificismo e rivoluzionarismo che caratterizzò l'inimitabile stagione.

Dove stiamo volando, il romanzo di Vittorio Curtoni di cui presentiamo alcuni estratti (avviando questa rubrica accennavamo alla possibilità di alternative al canonico "racconto"), uscì su Galassia nel 1972 e si inseriva in modo assolutamente naturale in quell'ambito. Magari sarà superfluo presentare nuovamente ai lettori Curtoni (scrittore, curatore, direttore di collane, traduttore, talent scout, ironico raccontatore di "storie vere" dell'ambiente sf nostrano...): tuttavia chi voglia documentarsi può, per incominciare, leggere lo Speciale a lui dedicato sul recentissimo n. 4 della rivista telematica IntercoM, www.intercom.publinet.it/rivista. Dove stiamo volando rappresentava in definitiva un altro esito della ricerca d'una "via nazionale alla fantascienza": obiettivo che già da un buon decennio vari nostri autori cercavano di postare spontaneamente avanti (Quando le radici ha offerto più di un esempio), ma obiettivo anche suscitatore di interminabili polemiche che sovente continuano a riemergere.

La storia narrata nel romanzo è lineare, e formalmente rientra nel sub-genere del "dopobomba": c'è stata una guerra atomica, la Terra è devastata e le radiazioni hanno causato la nascita di molti "mutanti", cioè umani con caratteristiche fisiche o psichiche diverse, "mostruose". Charles è uno d'essi: ha vissuto celato in una grande villa, ma la sua clandestinità s'è fatta pericolosa ed è giunto il momento che egli si unisca agli altri mutanti, relegati nel ghetto di Nuova Parigi. Charles, e il suo strano accompagnatore Ivo, partono quindi il ghetto: una sorta di viaggio di iniziazione attraverso meraviglie e orrori del "nuovo mondo" che assumerà presto connotati drammatici.

Le linee generali della trama sono state da noi riassunte in margine ai brani del romanzo che abbiamo scelto; qui ci interessa richiamare l'attenzione sul linguaggio di questo scrittore ventitreenne, alla sua prima opera lunga. Vi si ritrovano, com'è naturale, echi dei maestri della sf angloamericana (i primi nomi che ci vengono alla mente sono Dick e Ballard), rivisitati tuttavia attraverso una scrittura "colta" di derivazione in buona parte nostrana (potremmo elencare Vittorini, Calvino, Ungaretti, Soavi, Parise, Buzzati...); né ci sembra difettino richiami alla francese école du régard, tipo Robbe Grillet, con le sue descrizioni minimali e quasi geometriche di spazi, gesti, corpi, stati d'animo. I titoli dei capitoli, si noterà, riprendono famose opere del regista Ingmar Bergman, maestro nei temi della solitudine e del rapporto amore-morte; inoltre una citazione da testi di musiche pop-rock apre ogni capitolo, e lo avvolge in una specie di nube, di stato d'animo.

Queste alcune suggestioni cui l'opera attinge. Inevitabilmente, in qualche momento può trasparire lo iato dei ben 27 anni trascorsi, che hanno trasformato il nostro modo di scrivere e di leggere; notiamo inoltre che il termine sf classico di "mutante", cioè di umano modificato dalle radiazioni - e come tale riassumente tutte le allegorie del "diverso" - nel frattempo ha subìto uno slittamento di senso (ultimamente viene più che altro usato con riferimento alle contaminazioni tra corpo e nuove tecnologie, o a certi nuovi comportamenti). Ma la sostanza del discorso rimane: un'opera decisamente insolita nel panorama della fantascienza; costruita con una prosa personale e intensa, vagamente onirica, con squarci di lirismo, carica di simboli "forti" di vario genere. Una scrittura che poi avrebbe seguito una sua evoluzione fino agli esiti dei racconti di Retrofuturo. Ma le tematiche, il pessimismo di fondo - peraltro spesso temperato dalla compresenza di personaggi positivi - le aspirazioni, le meraviglie e gli abissi di Vittorio Curtoni, restano gli stessi.

BIO-BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE (Narrativa e saggistica)

Dove stiamo volando, Galassia n. 174, CELT, 1972

Le frontiere dell'ignoto. Vent'anni di fantascienza italiana, Ed. Nord, 1977

La sindrome lunare, e altre storie, Robot Speciale n. 6, Ed. Armenia, 1978

Retrofuturo. Storie di fantascienza italiana, Cyberpunkline n.12, Ed. Shake Underground, 1999


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