La notizia, non fresca ma mai arrivata nei siti italiani, è di Times On Line in un articolo dell’ottobre 2004. Il neurobiologo Barry Richmond, del Laboratory of Neuropsychology di Bethesda, MD, è riuscito a far lavorare al massimo delle loro possibilità alcune scimmie dopo aver manipolato un loro gene, denominato D2.

Il D2 è incluso anche nel patrimonio genetico degli esseri umani e costituisce il motivo del collegamento tra la motivazione al lavoro e la ricompensa ricevuta, e senza il quale un individuo può essere indotto a lavorare fino allo stremo senza aspettarsi nulla in cambio, che sia cibo, affetto o un assegno bancario.

“La maggior parte delle persone sono motivate a lavorare duramente solo in cambio di una ricompensa.” ha detto Richmond. ”Questi esperimenti dimostrano che possiamo creare una situazione in cui il lavoro ripetitivo e faticoso possa continuare senza alcuna ricompensa.”

L’esperimento rientra nella ricerca per la cura di malattie mentali quali la depressione che impediscono al paziente di trovare interesse in qualsiasi occupazione. Purtroppo si è anche dimostrato che gli individui manipolati non sono in grado di discriminare il lavoro inutile da quello fine a sé stesso.

Times on Line corre subito a tracciare un parallelo fantascientifico: “Aldous Huxley potrebbe averci azzeccato”.

Nel suo Il nuovo mondo, Huxley presagisce una società divisa in caste prederminate, con gli Epsylon alla base e gli Alfa al vertice; gli Epsylon, schiavi del resto del mondo, sono soddisfatti di praticare i peggiori mestieri, dopo essere stati manipolati, anche se chimicamente e non a livello genetico, in fase embrionale, e condizionati in seguito da droghe e messaggi ripetuti a ciclo continuo durante il sonno e la veglia.

L’esperimento è entrato nel dibattito mondiale sull’etica nella sperimentazione.