Banche dati

Ormai il cyberpunk ci ha abituato all'idea degli hacker che scorrazzano attraverso le banche dati, succhiando informazioni su società e persone fisiche con la stessa noncuranza e facilità con cui si potrebbe bere un bicchiere d'acqua. Di fatto, ciò che manca ancora è l'interconnessione tra gli archivi, e lo sappiamo bene quando dobbiamo presentare un certificato o un'autocertificazione a due amministrazioni pubbliche differenti o dobbiamo dimostrare di essere ancora in vita perché una delle due amministrazioni non può accedere ai dati dell'altra. Ma a parte che ciò che non può ancora fare lo stato non è detto che non possa essere fatto da un ragazzino con un paio di programmi rimediati sulla rete, il progresso sta andando verso la moltiplicazione e la connessione delle basi di dati. Ci siamo mai fermati un solo istante a riflettere su quante informazioni che ci riguardano siano contenute negli archivi elettronici? E si sta parlando di ogni genere di informazioni, dai nostri conti correnti bancari o alla posta, agli archivi delle multe delle polizie municipali, agli spostamenti effettuati durante il giorno dai nostri cellulari, ai numeri chiamati, ai libri acquistati, informazioni sanitarie a volte di importanza cruciale che proprio non vorremmo vedere finire in mano a malintenzionati. Ma per fare un esempio minimo, quando siamo felici di avere una tesserina per fare la spesa al supermercato per usufruire di sconti, ci rendiamo mai conto che il nostro nome finisce in una base di dati e tramite le casse ormai elettroniche teoricamente si potrebbe tenere il conto di tutto ciò che acquistiamo in un anno? Chi gestisce questi dati? Facciamo uno scenario ipotetico. immaginiamo che il grande fratello abbia provveduto all'interconnessione delle banche dati: che accadrebbe se un giorno, lanciando una ricerca con determinati parametri sulle basi di dati, un questurino annoiato scoprisse che il sig. Rossi Emilio non risulta ricevere uno stipendio, che ogni settimana fa la spesa per tre persone pur risultando dallo stato di famiglia che vive da solo e così via? Ci vuole molto ad immaginare che prima o poi qualcuno, anche in assenza di notizie relative a un crimine, inizierebbe ad indagare sugli affari del signor Rossi?

E questo non riguarda soltanto lo stato, uno stato del futuro che potrebbe anche essere diventato totalitario. Dovunque c'è un uso stabilito dalla legge, se non esistono contromisure tecniche sufficienti ad impedirlo vi è la possibilità di abuso, cioè che un funzionario infedele sfrutti le metodiche di interconnessione definite per la sicurezza dello stato o se vogliamo del cittadino, per scoprire dati a fini personali o per conto di terzi. Siamo sicuri, ad esempio, che un nostro nemico non possa rivolgersi a un amico in servizio presso il commissariato di Valvisciolo di Sotto per estrarre tutte le informazioni su di noi che gli servono? In realtà è esattamente ciò che fa il protagonista di Brazil, quando usa le tecnologie dell'ufficio per avere tutti i dati riguardo alla ragazza appena intravista e di cui si è innamorato. E accanto a questo, saremo in grado di vigilare affinché chi stabilisce le procedure di accesso e di uso dei dati sorvegli per evitare che malintenzionati, i tanto famigerati hacker, possano intrufolarsi nei sistemi per sottrarci informazioni? Emblematico da questo punto di vista il racconto Premi Enter di John Varley (Press Enter, premio Hugo 1985), dove un hacker ha utilizzato una sistematica violazione delle banche dati per ottenere informazioni sul vicinato, su chi paga le tasse e chi no, chi ha l'amante e chi ha commesso reati. Ci piacerebbe proprio tanto se qualcuno ficcasse il naso nei nostri dati sanitari per trarne vantaggio o per colpirci?