Gli elicotteri della polizia si affacciano alle finestre, ma il vero controllo dipende dal teleschermo. Probabilmente Orwell non immaginava che noi oggi ci saremmo aggirati in città simili al Villaggio in Il Prigioniero, affollate da telecamere pubbliche e private, senza neanche accorgerci della loro presenza tanto essa è diventata naturale. Ne che le avremmo trovate forse desiderabili. I cittadini di Orwell accettano lo stato, il controllo, una limitazione della loro libertà, in nome della sicurezza, visto che lo stato è in guerra. Una guerra praticamente infinita e inesistente, visto che da gran tempo i nemici si sono accordati per non combattersi ma per mantenere un finto stato di belligeranza. E "La Guerra è pace", come ricordano i messaggi pubblicitari del regime (una frase forse persino più significativa del "fare la guerra al terrore", come se si trattasse di fare guerra a un'emozione o all'uomo nero anziché a un nemico).

Oggi ci aggiriamo nelle città trasformate in immensi set televisivi, uffici, banche, bancomat, semafori, parchi, probabilmente ogni giorno i nostri lineamenti finiscono in minuti e minuti di riprese. Ma dove finiscono queste sequenze? Chi le detiene? Per quanto tempo vengono conservate? Chi ha il diritto di accedervi e con quale autorizzazione? Ce lo siamo mai chiesti? Eppure, la loro presenza sta diventando tanto capillare che secondo i mass media in un paio di casi di cronaca nera avvenuti negli ultimi tempi, il ricercato era stato praticamente pedinato (o quanto meno i suoi movimenti ricostruiti) attraverso le immagini di svariate telecamere appartenenti probabilmente a soggetti diversi.

Certo, a quanto pare aiutano il mantenimento della sicurezza e tutti noi vogliamo essere più sicuri. Non dobbiamo necessariamente temerle, dopotutto, cosa abbiamo da nascondere, al massimo un'amante o una veloce scappata fuori dell'ufficio quando non dovremmo, o la partecipazione a una pacifica manifestazione di protesta. Ma è corretto non porsi neanche un interrogativo tra i tanti generati dalla loro presenza? Non porsi il problema di evitare che l'uso fuori controllo oggi possa diventare un abuso domani? (verificare a questo proposito l'intervento del Prof. Stefano Rodotà alla 26a Conferenza internazionale dei Garanti per la privacy, purtroppo non linkabile www.garanteprivacy.it/garante/navig/jsp/index.jsp?folderpath=Comunicati+stampa%2F2004)

(Il garante sta in questi giorni facendo un lavoro veramente ottimo, ma non bisogna adagiarsi su questo, un domani, con altrpersone, la sua politica potrebbe cambiare, e il cittadino deve iniziare ad abituarsi a esercitare un controllo continuo, molto più di quanto stia facendo oggi, per evitare cambiamenti di rotta)