E la rivelazione arrivò, dolorosa come una mazzata, quando aveva sedici anni. Gli fu detto che aveva avuto l'onore di essere stato scelto per un seminario speciale, e che avrebbe dovuto passare una giornata in un'altra scuola. Si sottomise senza troppo sforzo all'incombenza, che rappresentava comunque una gradita variazione alle sue giornate sempre uguali, anche se la levataccia mentre i compagni ancora dormivano e il lungo, noiosissimo viaggio per strade deserte in un pulmino vuoto riuscirono subito a rimpiombarlo nella sua abituale apatia.

Fu introdotto in un'aula in cui sedevano solo altri due allievi. Era già buio, e proiettavano un video didattico sull'ingegneria genetica. Huey la seguì distrattamente, chiedendosi come mai gli avessero fatto saltare le lezioni ordinarie per proporgli un supplemento di una materia in cui non aveva mai particolarmente brillato. Si trattava forse del preludio a un esame speciale? Si sforzò di seguire il contenuto del documentario, che cominciava parlando di una pecora replicata infinite volte, e si perdeva poi in complicate procedure che riusciva ad afferrare solo in parte. Quando infine si accesero le luci, la concentrazione di Huey fu infranta da un'esclamazione soffocata di meraviglia e orrore da parte di uno dei suoi compagni. Alzò lo sguardo con fastidio nella sua direzione, si trovò di fronte a un paio di occhi sgranati, e capì. Quel ragazzo era una copia perfetta di lui stesso. E anche l'altro lo era. Tutto ciò che aveva vissuto fino ad allora assunse un diverso significato.

Non lasciarono loro il tempo di confrontarsi, di parlare. Fece subito irruzione una squadra di insegnanti in camice bianco, che si premurò di confermare quello che tutti e tre avevano perfettamente intuito. Loro erano tre cloni identici della stessa persona, quella stessa che lui finora aveva chiamato Padre, e che ora li aveva chiamati laggiù. Ora avevano raggiunto l'età in cui era opportuno conoscessero la verità. Una sequela di spiegazioni e rassicurazioni, che Huey ascoltò solo parzialmente: la testa gli ronzava, la sua mente era sopraffatta dalla vergogna. Non era quello che aveva sempre creduto di essere. Non era nessuno. Era una cavia da laboratorio, il risultato di un esperimento scientifico, di proprietà di colui che lo aveva commissionato. Nessuna umiliazione gli sarebbe stata risparmiata. Ne ebbe la certezza quando seppe i nomi dei propri compagni di sventura. Si chiamavano Dewey e Louie. Non si erano sforzati molto per battezzarli: gli avevano dato il nome dei nipoti di Paperino.

Furono congedati con la promessa di ricevere maggiori spiegazioni in futuro. A Huey non interessava sapere altro. Si chiuse in camera, desideroso di sprofondare nel nulla. Immagini di ribellione, violenza e suicidio gli vorticavano nella mente, colpendolo con la loro sostanziale inutilità: nulla avrebbe potuto cambiare quello che era o, meglio, che non era.

Lo lasciarono in quella condizione per il tempo necessario. All'epoca Huey era troppo sconvolto per accorgersene, ma oggi era certo che quello shock fosse stato calcolato per spezzare il suo essere e sostituirlo con qualcos'altro. Quando gli fu offerta un'ancora di salvezza, non ebbe altra scelta se non quella di aggrapparvisi con tutte le sue forze. Il trucco aveva funzionato alla perfezione. E il fatto che oggi Huey ne fosse consapevole non poteva cambiare ciò che allora era diventato.

Lanciarono le loro esche con astuzia, con metodo. Durante le lezioni, in conversazioni private su tutt'altri argomenti, all'interno delle dispense che gli recapitavano, lasciarono filtrare informazioni cruciali. Huey non era il clone di una persona qualsiasi. Era il clone di Max Grünenberg. Max era una persona importante. Potente. Temuta. Pericolosa. Comandava un impero occulto e sterminato. La sua volontà era legge in quasi ogni luogo del mondo. Era intelligente. Astuto. Determinato. Max era ciò che ogni uomo, nel profondo, avrebbe voluto essere. Per questo aveva dei nemici, che lo invidiavano e lo avversavano. Nemici subdoli, spietati. Evitare che costoro prevalessero richiedeva ogni giorno una quantità maggiore della sua attenzione, distogliendolo dai suoi compiti più importanti.