Un altro refuso - stavolta non sono riuscito a rintracciare il fascicolo - trasformava me e i fanta-amici di Bari nel "gruppo bavarese"... anziché "barese".

Nel n. 2/1974 c'era la trascrizione del discorso "Come si costruisce un mondo", tenuto alla XXII convention mondiale di Los Angeles dal creatore di Dune, Frank Herbert; una puntata d'un lungo e famoso saggio di Alexei e Cory Panshin, Le dimensioni della fantascienza; molte missive di lettori, una rubrica di scambi e compravendita di volumi sf. Tra le firme che cominciavano ad apparire nella posta, quelle di Vanni Mongini, Giuseppe Caimmi, Gianfranco de Turris, Silvano Barbesti, Sandro Pergameno, Pino Cottogni (alcuni di costoro, per esempio Caimmi, per me erano ancora illustri sconosciuti; altri li avrei ritrovati nella mailing list di fantascienza, un trentennio più tardi). Ma le pagine del 2/1974 oggi mi "saltano agli occhi" soprattutto per i primi volumi di una collana della Nord alla quale ero, e sono rimasto, legatissimo: la Narrativa d'anticipazione. E sfido: titoli come Solaris di Lem, Quarta fase del compianto Raphael A. Lafferty (un funambolo del linguaggio, traboccante di idee; un autentico gigante del fantastico e della sf, oggi vergognosamente rimosso); e il mitico Circo del dr. Lao di Charles G. Finney. Presto, per ragioni contingenti, la collana avrebbe mutato veste imboccando un percorso meno elitario; ma i titoli restavano sempre primari, di assoluta validità: Il reietti dell'altro pianeta della Le Guin, Il gregge alza la testa e Tutti a Zanzibar di John Brunner, Uomini dentro di Barry Malzberg; opere-cardine di Silverberg, di Compton (L'occhio insonne), Dick, Alfred Bester, Johanna Russ.

Il n. 1/1975 si segnalava per la sua mole (ben 128 pagine), e per la presenza di Ozane, un fumetto a firma di Roberto Bonadimani, disegnatore erede di Guido Crepax e che sotto l'egida della Nord raggiunse vasta notorietà, e risultati di assoluta eccellenza. Un vero peccato che anche di Roberto, che è ben vivo e vegeto, oggi ci si ricordi pochino.

Il Cosmo Informatore proseguì sostanzialmente su questa strada (altro "colpaccio" fu, qualche anno più tardi, l'annuncio su quelle pagine di Neuromante: ma quanti, all'epoca, si resero realmente conto di cosa significava questo romanzo? Io per primo inizialmente lo sottovalutai...). Cambiarono le dimensioni: nel 1980 si passò al formato 25 x 20 in bianconero; poi stesso formato, con copertine dai colori smaglianti e carta migliore. Alcuni numeri tuttavia erano veri e propri cataloghi dell'intera produzione Nord, e per ogni titolo c'era anche un riassunto della trama (come per il grosso fascicolo, 172 pagine, riepilogativo fino al 1991). Successivamente, negli ultimi anni nuovamente il b/n, formato leggermente ridotto (24 x 17) e una minor quantità di pagine Comunque ancora: interviste a grossi personaggi (per esempio Karel Thole), saggistica di primo piano (per esempio, di Pohl e Kornbluth), biografie di scrittori famosi (Sam Moskowitz su Fritz Leiber), resoconti di manifestazioni, servizi fotografici, mercato dell'usato, bandi di premi letterari (in primis il Premio Mary Shelley, ideato e gestito per vari anni dalla fanzine padovana The Time Machine), fumetti. C'erano anche contributi di saggistica nazionali: io stesso mi ritrovai a pubblicare sul Cosmo Informatore un articolo intitolato Ma la musica è fantascienza? (1/1979); dei "baresi", era presente anche Eugenio Ragone sul n. 2/1978 con La fantascienza dimenticata, un articolo sulla science fiction radiofonica in Italia.