Pensare che molti attendevano questa nuova uscita sperando che segnasse un qualche tipo di svolta nel panorama sempre più desolante dei fumetti Bonelli. L'idea di una miniserie, ovvero di un fumetto già destinato a una durata predefinita (diciotto numeri) e quindi in qualche modo con la possibilità di rischiare un po' più del solito sembrava buona e promettente.

Ancora peggiore quindi la delusione: il primo numero di Brad Barron, creato da Tito Faraci e disegnato da Bruno Brindisi appena uscito in edicola, consiste di 96 pagine nelle quali non esiste nulla che assomigli neppure di lontano a un'idea originale. Leggendolo si ha la sensazione di avere a che fare con una sorta di bigino sui luoghi comuni della sf e delle invasioni aliene, una base sulla quale non è stata inserito però nulla di nuovo, nessuno spunto che potesse offrire a questo lavoro una ragion d'essere. Qui l'unica idea di fondo sembra essere quella di fare un fumetto sul tema dell'invasione aliena per sfruttare l'eventuale successo della Guerra dei mondi di Spielberg in uscita il mese prossimo.

Veloce riassunto: il solito tipaccio americano tutto muscoli e con la faccia presa a prestito da George Clooney, ex eroe di guerra diventato professore universitario e autore di saggi sulla vita extraterrestre, viene contattato dall'esercito in seguito al ritrovamento di un filmato che ritrae un alieno sceso sulla terra.

Non c'è tempo di capire il motivo per cui il nostro eroe sia stato chiamato in causa, a parte l'ovvia necessità di fare un po' di infodump, che subito gli alieni attaccano. L'invasione è raccontata con i soliti "omaggi" fatti di scene prese da Independence Day e riprodotte a piene mani, un'abitudine bonelliana che francamente troviamo al limite della decenza. Un omaggio consiste nel ricordare una scena in modo possibilmente originale, quando le scene riproposte in modo praticamente identico cominciano a essere tre, quattro, cinque viene da chiedersi se Roland Emmerich non avrebbe il diritto di chiedere alla Bonelli un pagamento per l'uso del suo lavoro.

Risparmiato dagli alieni cattivi impressionati dalla sua grinta fuori dal comune, Brad Barron viene sottoposto ai soliti esperimenti tesi a stabilire se la razza umana vada schiavizzata o sterminata, con i soliti combattimenti in stile gladiatorio contro il mostro di turno visti e stravisti da Guerre Stellari in avanti (e anche indietro).

Al nostro viene assegnato un numero - no, non ci viene risparmiata neanche la battuta "sono un uomo, non un numero" - e il collare standard per prigionieri umani disponibile in tutte le serie di fantascienza dagli anni sessanta in poi, quello che infligge orrendi dolori a chi si osa ribellarsi.

Il tutto è ambientato negli Anni cinquanta, ma questa idea (sempre che non sia un "omaggio" a Mars Attacks!) per il momento non viene assolutamente sfruttata. La narrazione segue uno schema non lineare, con la narrazione interrotta da continui flashback. Si tratta probabilmente di un "omaggio" a Pulp Fiction: infatti per i prossimi numeri gli autori promettono contaminazioni con altri generi: il western, l'horror, il noir, persino il "dramma esistenziale".

Non tratterremo il fiato nell'attesa.