Ormai le tecnologie osservative devono aver scavalcato una sorta di muro virtuale, se da qualche anno a questa parte non passa settimana che si scoprano nuovi oggetti all'interno del Sistema Solare. Ma se fino a ora era stata essenzialmente la fascia di Kuiper a farla da padrona con frequenti scoperte di oggetti insolitamente grandi come Quaoar e il recente 2004DW che mettevano in discussione il primato di Plutone, adesso ci si mettono anche oggetti ancora più distanti. Sedna infatti, il corpo celeste scoperto in osservazioni dell'autunno scorso fatte con il telescopio Samuel Oschin situato presso l'osservatorio di Monte Palomar e del quale è stata data notizia ufficiale solo qualche giorno fa, si trova infatti a una distanza dal Sole molto maggiore rispetto a Plutone. Sedna si muove su un'orbita altamente eccentrica dove l'asse maggiore dell'ellisse può raggiungere le 1000 UA e l'asse minore le 80 UA. Questo fa escludere che Sedna possa essere un oggetto appartenente alla fascia di Kuiper i cui margini stanno tra le 40 e le 50 UA. Gli scienziati ritengono invece più probabile che Sedna sia un oggetto appartenente alla cosiddetta nube di Oort, una regione sferica di spazio che circonda il nostro Sistema Solare e che sarebbe una sorta di "magazzino" di oggetti di natura cometaria. Fino a ora si riteneva che il margine interno della nube di Oort, che non è mai stata osservata direttamente, fosse comunque molto distante, dell'ordine dell'anno luce, ma la scoperta di Sedna potrebbe far ritrattare questa ipotesi e far avvicinare sensibilmente al Sole il confine interno. Sedna, che ha una magnitudine di 20.3 ed è dunque debolissimo, dovrebbe avere un diametro non superiore ai 1800 km, ma maggiore dei 1250 km di Quaoar. Sedna è dunque da considerare davvero il decimo pianeta del Sistema Solare, come molti hanno scritto in questi giorni? Secondo i suoi scopritori, Mike Brown, Chad Trujillo e David Rainbowitz, la risposta è no. Il termine appropriato dovrebbe essere "planetoide". A onor del vero la definizione di pianeta è tuttora molto incerta e soggetta a diverse interpretazioni da parte degli scienziati. Secondo Brown e Trujillo, per essere chiamato "pianeta" un corpo celeste dovrebbe avere una massa maggiore della somma della massa di tutti gli oggetti che stanno su un'orbita simile. Per questo motivo, ad esempio, Cerere, il più grande oggetto conosciuto appartenente alla fascia degli asteroidi, non può essere considerato un pianeta. Perché la sua massa non è maggiore di quella equivalente a tutti gli altri asteroidi della fascia messi insieme. Secondo questa definizione, però, nemmeno Plutone rientrerebbe nel concetto di "pianeta", quindi il problema non sarebbe risolto, anzi. Alla fine è più probabile che Plutone resti "pianeta" per lo meno per meriti storici e Sedna venga considerato "planetoide", piuttosto che Plutone perda il suo primato consolidato da oltre 70 anni di astronomia solo per amore di uniformità. Sedna, che appare come uno degli oggetti più rossi del Sistema Solare, rosso almeno quanto Marte, ruota su se stesso una volta ogni 40 giorni, e una rivoluzione intorno al Sole dura approssimativamente 10.500 anni. Il suo nome che è ancora provvisorio e in attesa di un'ufficializzazione da parte dell'Unione Astronomica Internazionale (di ufficiale per ora c'è solo la sigla dell'oggetto che è 2003VB12), deriva dalla divinità del mare artico delle popolazioni Inuit.