Sorprendentemente, grazie al 'tocco magico' dello sceneggiatore John Logan, L'ultimo Samurai non è una sorta di 'Mission Impossible' ambientato in Giappone. Anzi. Pur mantenendo intatto lo spirito di un kolossal il film è la storia in chiave intimista di una sorta di 'cura' operata attraverso l'esplorazione personale di un altro mondo.

La storia di un uomo che porta con sé gli spettri della campagna contro gli indiani d'America e l'epurazione etnica operata dal Settimo Cavalleggeri, costituisce l'antefatto per arrivare a capire il personaggio interpretato da Tom Cruise. Un ufficiale dell'esercito americano diventato una sorta di fenomeno da baraccone pur di quietare le voci della sua coscienza, annegandole in un costosissimo mare di alcol. Quando - a fronte di un'ottima paga - gli viene offerto di addestrare i soldati dell'imperatore del Giappone alla guerra moderna, l'ufficiale accetta, portando con sé oltreoceano i propri demoni in una scelta fatta più per amore dei soldi che per convinzione.

Fatto prigioniero da un Samurai ribelle, l'uomo inizia progressivamente un contatto senza filtri e senza reti di protezione con l'immaginario fatto di onore e rettitudine dei guerrieri dichiarati fuori legge dai sostenitori del modernismo nella società nipponica.

E' soprattutto l'incontro con il fascinoso Katsumoto, capo dei ribelli ed ex maestro dell'imperatore, a segnare profondamente l'americano che, passo dopo passo, si sente più vicino alla causa del presunto nemico che a quella del suo datore di lavoro. L'Ultimo Samurai raccogliendo idealmente il testimone di Balla coi lupi oltre ad essere un'evidente un'autocritica alla violenza contro gli indiani e - forse - una sorta di critica all'espansionismo politico militare statunitense moderno è anche una celebrazione etica non solo della spiritualità, ma soprattutto di quei valori che innalzano l'essere umano al di sopra della sua condizione. In tal senso pur essendo un'avventura dalla forte impronta spettacolare, il film colpisce lo spettatore soprattutto per l'enfasi di un viaggio spirituale avvincente e tutt'altro che scontato in cui un uomo è salvato dal confronto con qualcosa di totalmente esterno da sé e che eppure è saldamente collegato a quei valori condivisi dagli esseri umani a qualsiasi latitudine.

La recitazione di Tom Cruise è quindi non strabordante come spesso capita nei film in cui si arrivano a contare quasi trecento primi piani dell'attore produttore più famoso del mondo. Anzi. Lo stile interpretativo di Cruise è quasi sottomesso al fascino di Ken Watanabe, carismatico interprete giapponese, che domina l'azione e la narrazione e cui fa riferimento il titolo della pellicola. Una scelta artistica essenziale per rendere in maniera credibile la fragilità e l'incertezza di un uomo ferito e appesantito dagli eventi della sua vita. In più la fotografia e tutta la costruzione della storia sono basate sul rispetto reciproco, sul confronto e sul dialogo. L'elemento più seducente del film è, infatti, dato dal fatto che i protagonisti iniziano a parlare l'uno la lingua dell'altro. Non solo. La comprensione e il rispetto, nonché la necessità di combattere, emergono come consapevolezza dell'essere.

Anche se può sembrare paradossale, al di là della patina luccicante di una fotografia nata sull'equilibrio di interni chiaroscuri e di una natura lussureggiante e luminosa; di un'estrema cura per i dettagli, il film è soprattutto un viaggio spirituale in cui ogni persona che incontriamo costituisce una sorta di tappa determinante per il viaggio di un uomo in fuga da se stesso.

Coraggio, onore, rispetto, onesta, lealtà non sono parole vuote per il personaggio interpretato da Cruise, ma vere e proprie prove da superare e il cui senso viene compreso solo all'ultimo pur di raggiungere la necessità di una pace interiore.

Ad un livello più superficiale, poi, L'Ultimo Samurai mantiene le promesse di un film epico celebrato dalle musiche del tedesco Hans Zimmer che costituisca una sorta di incontro ideale tra Braveheart e I sette samurai. Ma è soprattutto il resto ad interessare di più lo spettatore, attraverso una narrazione veloce, ma profonda che lascia scorrere in maniera fluida e travolgente quasi due ore e mezza di film. L'Ultimo Samurai è un film moderno e intenso che conquista lo spettatore per la sua forza e con il suo messaggio personale in grado di arrivare al cuore di ogni spettatore.