Quando scrivi un romanzo ambientato in un futuro distopico non troppo lontano ci sono due possibilità: o quello che hai previsto non si verifica oppure si avvera.

Nel caso di Arancia meccanica, sfortunatamente, Anthony Burgess ha avuto parzialmente ragione, negli anni sessanta le baby gang erano un fenomeno sconosciuto, perlomeno in Italia, adesso sono molto comuni.

Quanto al controllo degli istinti violenti ancora non ci siamo arrivati, anche se non sono sicuro che qualcuno non stia preparando un suo "metodo Lodovico" da qualche parte nel mondo.

Burgess narra la storia di Alex e dei suoi drughi dividendola in due parti ben distinte ma speculari, con il protagonista condannato a ripercorrere come vittima sentieri già battuti come carnefice.

Una narrazione affascinante, arricchita dal datsat, slang giovanile che utilizza termini che miscelano russo e inglese (il traduttore ha tutta la mia comprensione) e hanno consigliato l'aggiunta di un glossario… che magari andrebbe letto per primo.

Il libro

La storia di Alex, della violenza che si porta dentro e di quella del mondo cinico e ottuso che pensa di poterlo curare. Un grande classico contemporaneo, terrificante e meraviglioso.

Per molti versi il libro sono io: perché quello che scriviamo riguarda molto quello che siamo. E il libro rivela una battaglia interiore con questa idea: quella del male. Non solo il male, ma il pericolo di provare a correggerlo. In linea di massima sono molto scettico riguardo all’uso del potere per cambiare gli altri. Alla fine noi, in quanto esseri umani, dobbiamo scendere a patti da soli con il dilemma del bene e del male, di ciò che è giusto e sbagliato, come di qualsiasi altra cosa. Dio non lo farà al posto nostro. Se un Dio c’è, è un Dio sovrumano: a lui poco importa delle motivazioni umane. Anche se al mondo non ci fossero piú esseri umani i principî del bene e del male continuerebbero a esistere. Non credo che tra duemila anni, sempre se esisterà ancora, il mondo sarà meno malvagio, o meno buono. Il conflitto non finisce mai.

Anthony Burgess

L'autore

Anthony Burgess, pseudonimo di John Burgess Wilson (Manchester, 1917 – Londra, 1993) ha combattuto la guerra in Oriente. Tornato in Europa, ha vissuto a lungo a Roma e in Costa Azzurra. Critico letterario, esperto conoscitore di musica, uomo di interessi molteplici e sperimentatore di linguaggi, è stato uno degli autori piú prolifici e piú tradotti. Nelle edizioni Einaudi: Arancia meccanica, La dolce Bestia, MF, Trilogia malese.

Anthony Burgess, Arancia meccanica (A Clockwork Orange, 1962) Giulio Einaudi Editore, collana Super ET, pagine 280, traduzione di Marco Rossari – euro 12,00, e-book euro 7,99.