La manutenzione di un oggetto in orbita come l'Hubble Space Telescope è ormai cosa di ordinaria amministrazione. Gli astronauti possono saltare sul primo Shuttle e andare su a dare un'occhiata. Ma come fare, se ad aver bisogno di riparazioni è l'oggetto più distante dalla Terra che sia mai stato costruito dall'uomo? La risposta è semplice: 1) saper prevedere i guasti con largo anticipo e 2) avere a disposizione coloro che sanno metterci le mani anche a distanza di molto tempo. E nel caso della Voyager 1 entrambe le condizioni sono state soddisfatte. Il mese scorso, infatti, la sonda ormai in viaggio da 25 anni ha subito l'attivazione a distanza del sistema di scorta che determina l'orientamento della sonda nello spazio, un circuito che include anche un sensore per il sole e uno per le stelle. La sonda ha a bordo quei componenti e altre parti di rincalzo fin dal suo lancio avvenuto nel 1977, ma fino ad oggi non è mai stato necessario utilizzarli. Contro ogni più rosea previsione, la sonda ha infatti passato indenne sia la prima missione quadriennale, sia la successiva missione decennale per l'esplorazione dei pianeti esterni del Sistema Solare. A partire dal gennaio 1990, la Voyager ha poi intrapreso la VIM (Voyager Interstellar Mission) che è tuttora in corso e che ha come nuovo obiettivo il raggiungimento dell'eliopausa, il confine dello spazio dove l'influenza del Sole cede allo spazio interstellare. E tutto è andato liscio fino a un paio d'anni fa, quando il sistema di orientamento della sonda ha cominciato a mostrare i segni dell'età. Così, adesso che la sonda si trova a una distanza doppia rispetto a Plutone, le parti di ricambio previste un quarto di secolo fa si sono rivelate preziose. "Dopo essere rimaste sullo scaffale per 25 anni," ha detto Ed Massey capo del Progetto Voyager presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena (California, USA), "sono come nuove e possono essere finalmente utilizzate." Ma la vera sfida per una sonda distante la bellezza di 12.5 miliardi di chilometri, è stata disattivare i vecchi sistemi e attivare quelli nuovi senza intoppi. Il problema è che il segnale radio impiega circa 12 ore a raggiungere la sonda e quindi ci vuole un giorno intero prima di sapere se un dato comando è andato a buon fine. E se qualcosa va per il verso sbagliato, perdere la sonda è un attimo. Per questo la squadra di tecnici (solo 14 persone, mentre nel 1980 erano 300!) ha agito con estrema attenzione e tutto ciò che poteva andare storto è stato previsto e provato in anticipo. "Dovevamo procedere a questa manovra con molta cautela," ha detto Tim Hogle, uno degli ingegneri della squadra che segue il volo della Voyager. "Questo sistema di scorta infatti non era stato più provato dopo l'avvicinamento della Voyager 1 a Saturno nel 1980. E se non avesse funzionato bene, attivarlo avrebbe confuso il computer di bordo riguardo la posizione della sonda, cosa che avrebbe potuto portare a un errato puntamento dell'antenna e a una successiva perdita delle comunicazioni con la Terra." Tra la precauzioni, gli ingegneri hanno quindi programmato un ritorno automatico al sistema originale, al fine di valutare il funzionamento del sistema di rincalzo, prima di renderlo operativo definitivamente. Ma ancora una volta la Voyager non ha tradito e l'operazione è andata per il meglio. Secondo i tecnici, se i sistemi tengono, la sonda ha una potenza e una capacità di comunicazione sufficienti per esplorare il cosmo per altri 20 anni.