In occasione della riunione nazionale dell'American Astronomical Society, tenutasi nel gennaio scorso, un gruppo di astrofisici della Johns Hopkins University aveva ufficialmente presentato i risultati di uno studio atto a determinare il colore dominante dell'universo. Dopo aver esaminato lo spettro della luce emessa da un campione di duecentomila galassie relativamente recenti, i ricercatori erano giunti alla conclusione che il colore dominante medio del cosmo era una via di mezzo tra l'acquamarina e il turchese. Il risultato era sorprendente perché da un lato andava oltre le comuni aspettative dei colori cosmici classici come i buchi "neri", le giganti "rosse" o le nane "brune", e dall'altro annunciava per l'universo un colore dalle caratteristiche piacevolmente "biologiche". A due mesi di distanza, il professor Ivan Baldry ha invece fatto sapere che i risultati presentati all'American Astronomical Society non erano corretti e che l'universo da' invece sul più prosaico beige. Colpa di questo granchio cosmico sarebbe da ricercarsi in un errore nel codice utilizzato dagli scienziati per l'analisi della luce. "L'universo è più vicino al bianco che al verde," ha rettificato Baldry, aggiungendo che in effetti non esiste un nome per la sfumatura di colore in questione. "Crema" o "guscio d'uovo" potrebbero avvicinarsi, ma "forse bisogna sforzarsi di trovare un nome più adatto," ha detto lo scienziato. Maggiori dettagli sullo studio in questione sono riportati nell'articolo The Cosmic Spectrum and the Color of the Universe, di Karl Glazebrook & Ivan Baldry (www.pha.jhu.edu/~kgb/cosspec/).