L'ultima attesa prova di Ray Bradbury, From the Dust Returned, uscita in Italia in questi giorni deluderà non pochi fanatici ammiratori dello scrittore, ammesso e concesso che si possa esser al contempo fanatici e ammiratori di uno scrittore che nell'arco della sua vasta produzione ha saputo donare al mondo una sola egregia opera, Fahrenheit 451. A distanza di anni dall'uscita del suo capolavoro borghese da cui François Truffaut ha saputo trarre una ottima pellicola, Bradbury nel corso di una carriera non poco lunga ha dato in pasto a editori e pubblico e critica romanzi più o meno validi, che, puntualmente, hanno attirato l'ammirazione di molti amanti del fantastico, della fantascienza e della SF; il fatto è che Bradbury è un autore che non è né carne né pesce, inevitabilmente, si arriva alla fine di un suo libro con l'amaro in bocca e la precisa consapevolezza che l'autore ha detto tanto, forse troppo, ma in realtà è come se non avesse detto nulla.

Bradbury ha il brutto vizio di non prendere posizioni, persino Fahrenheit 451, il suo migliore scritto a detta di molti critici e lettori, oggettivamente, alla fine risulta essere nient'altro che una timida ammonizione contro il potere. Se in Fahrenheit 451 l'autore ha tentato di dare l'impressione di essere dalla parte di George Orwell come tematiche sociopolitiche, in From the Dust Returned Bradbury dà vita a un centone che mi è quasi impossibile catalogare, o anche solo etichettare, come scritto fantastico o di fantascienza. Ritornati dalla polvere, questo il titolo italiano, è uno scritto che si legge così come si potrebbe sopportare una autentica tortura: una volta giunti all'ultima pagina finalmente si ha il coraggio di tirare un sospiro di sollievo, la mente vuota e il racconto un pallido fantasma che non fatica ad estinguersi nella memoria del lettore lasciando un senso di vuoto e delusione nell'animo. E' davvero raro di questi tempi leggere qualcosa di peggio a Ritornati dalla Polvere: in un panorama editoriale ormai avvezzo a sfornare SF di bassa lega, Bradbury è riuscito a superare tutti i suoi colleghi instillando in questo suo ultimo lavoro il suo più alto ingegno kitsch. Con la mente obnubilata dopo la lettura di questo lavoro ai ferri cucito su un costrutto narrativo a dir poco fragile, il lettore non può fare a meno di chiedersi se forse non sarebbe stato meglio abbandonare la lettura sin dopo le prime dieci pagine: nel cervello l'eco disturbata del fantasma narrativo, un fantasma che non emoziona ma che solo lascia nella scatola cranica un senso di vuota pienezza, di aria pesante, viziata, insomma di profonda delusione.

Bradbury ci ha abituato a lavori sfornati per l'industria editoriale, ma questa volta si è spinto oltre, infatti ha dato alle stampe un romanzo che avrebbe potuto scrivere tranquillamente l'apprendista mago della Rowling: Ritornati dalla Polvere ha la piccina presunzione di essere romanzo un po' Harry Potter e un po' Mago di Oz, il risultato è né carne né pesce, forse solo quella finta arte che indarno cerca di fare filosofia partendo da un ipotetico assunto criptico del tipo 'dato un punto A la narrazione ritorna ad un punto A seguendo il perimetro di un cerchio aperto!'.

Nel cuore di una poco credibile Famiglia Eterna che ha trascorso la sua propria esistenza in una casa sospesa tra leggenda e mistero nell'Illinois, la famiglia è molto particolare, cioè perfettamente kitsch: i suoi membri non escono di giorno, i loro figli sono selvaggi e i vetusti ricordano i tempi in cui la Sfinge affondò per la prima volta la sua immagine nella polvere della storia. Poi qualcuno, sbadato o stravagante, ama dormire in letti con il coperchio. Nella casa di questa famiglia si sta preparando una grande festa che vedrà riuniti i rami più lontani dell'albero genealogico... ma alla vigilia della festa la Morte, ospite inattesa e non invitata, fa la sua comparsa portando scompiglio nelle menti della Strega Vagabonda, nel mondo di sogni di Cecy, della nonna Mille Volte Bisnonna...

Il romanzo è quel che è, cioè solo una pletora di parole sulle pagine che vagabonde cercano di incontrarsi per dare un senso alla storia.

A poco, a nulla, servono le illustrazioni di Betty Lew: il romanzo è sulla carta, ma leggerlo è una lenta tortura e le illustrazioni di Betty Lew non fanno altro che evidenziare il clima kitsch di Ritornati dalla polvere, insomma non aiutano di certo a migliorare la storia di Bradbury.

L'ultima prova letteraria di Bradbury è una delusione annunciata di cui tutti sapevano, o meglio che tutti si aspettavano. E' ora che Bradbury appenda le scarpe al chiodo anche se avrebbe già dovuto fare questo atto di onestà pseudo-professionale già da molto ma molto tempo.