Paolo Aresi ha due grandi passioni, la fantascienza e il ciclismo, e negli ultimi tempi ha un po' alternato la sua produzione su questi due fronti. Il suo nuovo romanzo, in uscita in questi giorni da Bolis Edizioni, torna alla passione per i pedali.
La vita a pedali (175 pagine, 14 euro) racconta la storia di un bambino degli Anni Cinquanta, un bambino che sogna di diventare un corridore ciclista. Il romanzo ricrea la vita di quegli anni, in un paese del Nord Italia. Rivediamo l’Italia di Bartali e Coppi, l’Italia povera, ma che coltiva una grande fiducia nel futuro, nell’”avvenire”, come si diceva spesso allora. Un’Italia che viene fuori dai bombardamenti e dall’avvilente ventennio fascista. La storia del bambino si intreccia con quella del paese; la bicicletta non è soltanto un mezzo sportivo, di riscatto sociale; è il mezzo normale per andare al lavoro, per compiere trasporti. Tanti mestieri diventano ambulanti e vengono portati nei piccoli paesi e nelle cascine sperdute nella pianura con la bicicletta. Il bambino sfida i suoi amici con la piccola Ardea rossa e intanto cresce, si spinge sempre più lontano, parteciperà alla sua prima gara… (arriverà quando lo striscione del traguardo è già stato smantellato). La vicenda è liberamente ispirata all’infanzia di Felice Gimondi. Del Gimondi campione, tuttavia, nel libro troviamo soltanto il prologo e l’epilogo.
Paolo Aresi, La vita a pedali, Bolis Edizioni, 175 pagine, 14 euro.
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