Che Paul Di Filippo sia un talento istrionico, estroverso e per sua natura poco propenso a prendersi sul serio, è cosa nota anche soltanto a chi abbia letto i suoi romanzi e racconti, spesso intrisi di ironia e determinati a dissacrare temi e idee altrove trattate in modo serio. Di Filippo però non si è limitato solo a scrivere fantascienza ironica e scoppiettante, ma si è anche preso la libertà di dissacrare la stessa fantascienza, intesa non solo come genere letterario ma come metodo di scrittura e interpretazione della realtà; oltre che prendere in giro la vita letteraria degli scrittori e il mondo editoriale in genere. Ed ecco pertanto che presenta sul mercato estero More Plumage From Pegasus, secondo volume che l'autore dedica allo strampalato mondo editoriale d'oltreoceano.

Si tratta di una raccolta di brevi interventi, raccontini al limite dell'assurdo, accompagnati da strisce e vignette satiriche, mediante i quali Di Filippo illustra alla sua maniera lo stile di vita di autori, agenti, editor, lettori e ogni altra figura orbitante intorno al variegato mondo letterario: la conquista del mondo immaginata come la trama di un romanzo di Neil Gaiman, un gruppo di lettori che innescano un'ondata di criminalità, minatori che scavano metafore dalla terra, scrittori bislacchi che si accompagnano a incredibili top model, magazine tematici che si occupano di tutto tranne che del tema della rivista. Storie di questo genere e altre ancora, tutte impegnate a esaltare difetti e assurdità di un mondo letterario spesso nevrotico e sopra le righe.

Come detto, questa è la seconda raccolta che Di Filippo dedica ai suoi colleghi autori, e anche a se stesso. La prima, Plumage From Pegasus, era uscita nel 2006; in quella raccolta Di Filippo si divertiva a dissacrare la fantascienza con microracconti che scimmiottavano in modo parodistico lo stile e i temi di tanti grandi del genere, da Robert Heinlein a Stephen King, da Gene Wolfe a Ursula K. LeGuin, da Michael Crichton a Barry Malzberg, il quale la prese sportivamente tanto da scrivere l'introduzione al volume.

Insomma, tra una vignetta e un pezzo di satira alla Kurt Vonnegut, Di Filippo ha voluto per la seconda volta rappresentare il mondo letterario ed editoriale americano non come lo si immagina di solito, ovvero come qualcosa di "alto" e distante dalle beghe della civiltà moderna. Ma anzi, come qualcosa che rappresenta invece benissimo le nevrosi e le follie delle moderne società occidentali, tra autori preoccupati per l'affermazione personale e impegnati a schivare l'invidia dei colleghi, ed editori attenti soprattutto alle quote di mercato e a districarsi tra difficoltà e convenienze. In mezzo i lettori; e pare che neanche loro ne escano troppo bene.