Si è concluso da pochi giorni l’annuale edizione del MediaGuardian Edinburgh International Television Festival, il maggiore festival della tv britannica, che come ogni anno ha regalato anticipazioni e dietro le quinte sulle produzioni d’oltremanica. Uno degli incontri più interessanti e di maggior successo è stato sicuramente l’anteprima del primo episodio della nuova stagione di Doctor Who - da domani sugli schermi americani e inglesi - a cui è seguito un incontro con il produttore Steven Moffat (Sherlock), che ha risposto alle domande del pubblico in sala e chiacchierato con grande schiettezza del futuro della serie. Senza spoiler sulla nuova stagione in arrivo, tranquilli. 

Moffat dal vivo

È un personaggio, Moffat. È già noto a una buona parte del fandom di Doctor Who – e più ancora quello di Sherlock – come una specie di genio del male, visto che si diverte a stuzzicare i fan con risposte sagaci (a volte veritiere ma più spesso no) per tenere alto l’interesse degli appassionati e, quando necessario, re-indirizzare le teorie che si avvicinano troppo alla verità sugli show ancora inediti. È, soprattutto, un fan e un geek, e a contatto con il pubblico è immediatamente nel suo ambiente, cosa che ha reso l’incontro di sabato 25 agosto estremamente interessante.

Il dottore sullo schermo grande

Impossibile riportare tutto, ma sicuramente la domanda più importante ha riguardato la possibilità di portare Doctor Who al cinema. Moffat ha confermato sia il successo planetario della serie, che continua a vendere in moltissimi mercati internazionali, sia che della possibilità di un film si parla con sempre più insistenza ormai da qualche anno, ma è stato molto chiaro nell’affermare che potrebbe trovare realizzazione solo a condizioni ben precise: “La cosa che ripeto sempre è che un eventuale film non dovrà mai interferire con la realizzazione della serie tv.” Ha dichiarato il produttore. “La serie è la nostra nave madre, è quello che vorremmo continuasse per sempre, e se un film dovesse improvvisamente soppiantarla, prendere il suo posto… Ricordo quando l’hanno fatto con Star Trek, e io ho pensato: ‘Ah, così invece che 22 nuove storie l’anno adesso abbiamo una sola storia ogni 4-5anni?’ Non è ciò che noi vogliamo: la cosa più importante nell’universo di Doctor Who sarà sempre lo show, quindi sarei incredibilmente felice di avere la possibilità di farne anche un film, sì, ma solo a patto che non abbia un effetto negativo sulla serie.“

Orrore e fantascienza

Una ragazza ha chiesto se Moffat cercava consapevolmente di spaventare anche gli adulti e non solo il pubblico più giovane, cosa che il produttore ha interpretato come un complimento particolarmente lusinghiero, allargando poi il discorso sull’orrore come intrattenimento: “Non sono coraggioso, non mi piacciono neppure i film dell’orrore! Ho fatto l’errore di accompagnare mio figlio a vedere The Woman in Black al cinema, e sono state due ore di sofferenza!... Ma Doctor Who ha la caratteristica quasi unica di avere il compito di spaventare i bambini. Provate a proporre un concept del genere oggi, per una serie tv: ‘vogliamo terrorizzare un pubblico di settenni!’ [ride]. E il bello è che sei divertito, felice di avere paura. E’ come andare sulle montagne russe, è quel divertimento che ti prende sottopelle e a cui ti abbandoni completamente, e forse è la chiave del successo della serie in un pubblico assolutamente trasversale, senza limiti d’età.”

Il Dottore è un bambino cresciuto

Infine, è stato affascinante ascoltarlo parlare del Dottore dandone un ritratto con cui forse non tutti concorderanno. Alla domanda se il successo del personaggio è legato al fatto di essere una figura eroica in un’epoca di relativismo, di scale di grigi, Moffat ha preso parecchi in contropiede negando la premessa. “Credo che il Dottore sia popolare perché è un bambino cresciuto, e sinceramente non credo che sia un ‘vero’ eroe: non ha un piano, uno scopo più grande, non è così pomposo! Vuole solo andare a pranzo, o al parco giochi, ma gli capita regolarmente di trovare gente in difficoltà sulla sua strada, e la sua coscienza e il suo cuore non gli permettono di girare loro le spalle. Ma non vuole salvare l’universo o tenere tutti al sicuro, non è un eroe. È troppo irresponsabile per poterlo essere”.

L’unica domanda - incomprensibile a chi non ha visto almeno fino alla quinta stagione - che l’ha davvero preso in contropiede è stata: che succederebbe se gli Angeli Piangenti incontrassero i Silence? “Non ne ho idea! Non ci ho mai pensato! Forse avrei dovuto, vero?”, ha riso Steven Moffat.