Nato in California nel 1953, Robert Charles Wilson si trasferisce nel 1962 in Canada con la famiglia: si può dire che la sua carriera come autore di SF abbia inizio nel 1974, con Equinocturne, uno scritto mediocre che viene ospitato su Analog SF; R. C. Wilson, per un po' di tempo, sembra sparire dalla scena letteraria, il pubblico non è dalla sua parte e la critica lo considera poco o niente. La svolta arriva intorno agli anni Ottanta pubblicando alcuni romanzi 'popolari' come A Hidden Place (1986) e Memory Wire (1987), romanzi che la critica più facile non disdegna comunque di lodare; con Gypsies (1989) Wilson comincia a prendere conoscenza dei mondi alternativi, in questo scritto un'intera famiglia di bambini tenta di sfuggire verso mondi paralleli da un misterioso e malvagio Uomo grigio. Nel 1991 è la volta di A Bridge of Years: questa volta R. Charles Wilson è pronto per dar corpo a mondi paralleli nostalgici quanto romantici (forse credibili!), il risultato è un romanzo godibile per chi ama le facili emozioni, stilisticamente curato; negli anni Novanta Wilson abbandona il cyberpunk che lo aveva caratterizzato nei primi anni Ottanta, Wilson è uno scrittore maturo ormai, anche se non è propriamente vero... Nel 1994 esce Mysterium che si aggiudica l'ambito premio Dick; ma il suo capolavoro è Darwinia che nel 1998 lo consacra come uno dei migliori scrittori di fantascienza, tant'è che proprio grazie a questo romanzo Wilson si è candidato per il premio Hugo. Nel 2000 esce Bios, uno scritto senza troppe pretese che, tuttavia, è superiore sia sotto il profilo stilistico, sia sotto quello di contenuti a Mysterium.

Bios, forse dopo Darwinia, è il romanzo più dickiano di R. C. Wilson: la trama proietta i protagonisti nel XXII secolo, un secolo buio dove gli interessi delle multinazionali prevalgono su tutto: la civiltà umana ha ormai raggiunto una soglia demografica pazzesca, la povertà ha continuato a moltiplicarsi e i ricchi costituiti nella loro élite tengono sotto controllo "la vita del pianeta Terra". Il potere delle Famiglie, ovvero dei pochi ricchi, è tale da permetter loro qualsiasi sorta di abuso e crimine contro i diritti umani: l'umanità è stato ricondotta a livello di caste e la religione imperante è quella del dio danaro. Le frontiere del Sistema Solare sono state abbattute e da tempo la Famiglie mirano ad appropriarsi di nuovi spazi vitali su pianeti alieni per farne delle colonie da sfruttare; Isis rappresenterebbe un'ottima colonia, verde, tribale, incontaminato, ma mortale per l'uomo... L'atmosfera di Isis non permette a essere vivente o macchina di restare integro al suo contatto: un virus, forse, distrugge immediatamente il sistema immunitario umano, ma anche le macchine non hanno sorte migliore, poiché il virus sembrerebbe in grado di intaccare qualsiasi cosa indipendentemente dal fatto che sia viva. Un pesce piccolo appartenente alle Famiglie vuole a tutti i costi Isis: a tale proposito, in laboratorio, dà vita a Zoe Fisher, una ragazza umana sotto tutti gli aspetti ma con un sistema immunitario rinforzato all'ennesima potenza.

Zoe Fisher viene tradotta su Isis: la ragazza indossa uno scafandro protettivo che è poco più di una pellicola trasparente, ma in realtà trattasi di una tuta difensiva dell'ultima generazione che l'ignara Zoe ha il compito di testare per la sua efficacia a resistere agli attacchi degli agenti esterni dell'atmosfera di Isis. Una volta tradotta su Isis, Zoe prova tutte quelle emozioni umane che non dovrebbe provare perché, originariamente, era stata programmata a non dimostrare sentimenti: qualcosa è andato storto, probabilmente un sabotaggio. Ormai il danno è fatto, se così si può dire: Zoe Fisher, da sola su Isis, non può non provare paura, paura per se stessa ma anche per quello che le sta accadendo, difatti è innamorata. La ragazza che non avrebbe dovuto mai e poi mai innamorarsi invece si innamora di un membro dell'equipaggio della stazione orbitante intorno a Isis: per la prima volta nella sua vita comprende che la vita è strana, inquietante per certi versi, ma proprio per questo meritevole di essere vissuta appieno senza inibizioni: Zoe, in realtà non comprende subito cosa le sta accadendo, percepisce che qualcosa il lei la spinge a 'provare la vita' e questo sentore è tutto quanto ha sul suolo di Isis per affrontare giorno dopo giorno il fascino di scoprire una nuova alba o un ennesimo tramonto. Gli Scavatori, alieni abitanti di Isis, sono esseri apparentemente scevri di intelligenza e spirito: i loro occhi sono occhi alieni lovecraftiani spietatamente vuoti incapaci di riflettere alcuna emozione, questa è la loro caratteristica principale, questo è quanto nota Zoe una volta di fronte ad essi. Affascinata quanto impaurita Zoe cerca di stabilire un contatto con loro, ma questi l'assalgono, la tramortiscono e la portano di peso nelle loro caverne scavate dalle loro stesse mani. Indarno Zoe tenta di fuggire: durante il tentativo di fuga dal dedalo di corridoi sotterranei, uno scavatore la individua e con un colpo di zampa rostrata le strappa la tuta difensiva lasciandola nuda come un animale, poi la riconduce nella gabbia che gli Scavatori le hanno riservato. Zoe si meraviglia del fatto di non esser morta: l'aria di Isis è esiziale per tutti ma non per lei a quanto sembra. Qualche sospetto si affaccia alla mente della giovane, ma non trova risposta se non nelle rimembranze di quando a Teheran soffriva la fame, il freddo, l'inopia più totale: l'orfanotrofio dove stava con le sue quattro sorelle fa parte dell'anima di Zoe come il suo Dna è la chiave della sua vita, unica ed irripetibile! Durante la prigionia ricorda Teheran e la morte delle sorelle e poi la salvezza: un uomo misterioso, uno delle Famiglie, viene da lei e la porta in salvo dicendo "Almeno una delle mie bambine è sopravvissuta!" Per Zoe l'uomo è il Principe Azzurro anche se non potrebbe mai considerarlo diversamente da un amorevole tutore; le viene presto inculcato nell'animo che il suo destino è scritto nelle stelle e che la sua missione sarà quella di esplorarle. Crescendo Zoe, ricorda, che per tutta la vita non ha nutrito altro desiderio se non quello di avvicinarsi alle stelle e scoprire il loro mistero. Tuttavia, ora che è prigioniera degli Scavatori, le lagrime scendono sul suo volto: pensa a quell'uomo che è rimasto sulla stazione orbitante ad attendere il suo ritorno, l'uomo di cui si è innamorata. Intanto sulla Stazione orbitante non è che le cose vadano poi molto bene, anzi! La stazione è stata invasa dal virus di Isis, che nel giro di pochi giorni ha fatto fuori quasi tutto il personale: i pochi sopravvissuti, pur essendo programmati per non provare paura, sono preda del più autentico terrore lovecraftiano che non si può lenire con nessuna panacea, solo la morte è la medicina da tutti invocata nel silenzio delle labbra. Il panico serpeggia nella Stazione; alcuni, quelli che possono permetterselo, ovvero tecnici e dottori, tentano la fuga, ma sanno di essere comunque destinati a morire: il sudore freddo, la febbre, sono i primi sintomi di una morte annunciata come ferale destino. Tutto è fallito: Isis è troppo ostile per essere colonizzato, troppo nemico anche solo per essere conosciuto sotto un profilo freddamente scientifico. Isis è vivo, questa è la conclusione che qualcuno in preda alla febbre della morte grida nel delirio, Isis è vivo e non è il solo, comunica, è in grado di comunicare con l'Universo, con migliaia di mondi. Una ipotesi siffatta non può che spaventare all'inverosimile i pochi sopravvissuti della Stazione, che si rifiutano recisamente di prendere in considerazione l'ipotesi; nell'intanto, mentre la Stazione è diventata ormai una bara nell'orbita di Isis, qualcuno è sceso su Isis, un uomo coraggioso, un uomo semplicemente innamorato di Zoe. Disperatamente comincia la sua ricerca sul pianeta ostile: la tuta che indossa non è assolutamente in grado di difenderlo dall'aggressione dell'atmosfera isiana, ma lui poco se ne cura: sa che morirà ma non prima di aver trovato la donna che ama. Consapevole che per lui così come per Zoe non c'è via di salvezza si spinge attraverso la flora di Isis: sfidando la sua stessa mortalità, opponendosi alla morte che lo bracca da vicino, alla fine riesce a trovare Zoe. Ma Zoe è ormai sul punto di morire: anche il suo sistema immunitario rinforzato, alla fine, ha ceduto e l'uomo ha giusto il tempo per baciare le labbra già fredde dell'amata Zoe e poi morirle accanto. Zoe e l'uomo restano a macerare nella caverna fino a diventare un ammasso purulento e confuso di carne fusa insieme, quello che gli Scavatori concepiscono come una delizia gastronomica.

Bios è un romanzo nero per certi versi e Robert Charles Wilson non fatica (quasi...!) ad ammetterlo: stando a quanto afferma, Bios è stato partorito quando la sua vita personale stava attraversando un periodo non proprio felice, difatti la morte della madre e la separazione dalla moglie sembrano aver influito non poco sulla vena pessimista dello scritto. Sarà andata davvero così? Non possiamo saperlo con certezza, o meglio, la cosa ci interessa relativamente, solo di striscio; quello che è assodato è che Bios è un romanzo decisamente superiore a Mysterium, forse più bello di Darwinia che la critica ritiene esser il miglior scritto di R. C. Wilson. Bios ha una sua forza 'naturale', una forza che non ha bisogno di stupire il pubblico con effetti speciali hollywoodiani. Il romanzo, nell'insieme è ben curato sia sotto il profilo stilistico, sia sotto quello dei contenuti, è quanto di più vicino alle tematiche dickiane Robert Charles Wilson potesse scrivere. Speriamo che la critica si renda conto che Bios, nel suo piccolo, è un capolavoro della SF moderna. Almeno per il momento, mi sembra assurdo considerare R. C. Wilson come l'erede di Philip K. Dick, magari uno dei suoi tanti epigoni, questo glielo posso concedere, in fondo tutti gli amanti di SF, volenti o nolenti, hanno un po' di Dick nel DNA, ma niente di più!