Immaginate di trovarvi negli anni sessanta e di essere uno scrittore di fantascienza britannico con una carriera appena iniziata, ormai molte delle idee del genere sono state proposte e riproposte e trovare qualcosa di nuovo diventa difficile, che strada avreste scelto, l'adesione alla nascente New Wave o il restare nel solco della tradizione?

James White optò per la seconda soluzione, scrivendo una serie di romanzi tradizionali senza peraltro rinunciare a trattare vecchi temi in maniera innovativa; due delle sue opere sono state raccolte e pubblicate nel numero 101 di Urania Collezione.

Vita con gli automi (Second ending, 1961)

Qundo Ross si sveglia dal sonno criogenico e si trova davanti un busto di Beethoven pensa di essere vittima di uno scherzo di cattivo gusto, ma poi inizia a sospettare di essere capitato in un incubo... ed è proprio così.

Poco a poco l'uomo si fa strada verso la terribile verità, egli è l'ultimo essere vivente rimasto sulla Terra, un pianeta sterilizzato da una guerra terrificante, che ha provocato l'estinzione di tutti gli organismi, dagli uomini sino ai batteri.

Ma Ross non è l'unico senziente del pianeta, egli è stato risvegliato dal sonno da un robot, l'infermiera 5B che, assieme a un manipolo di altri automi, cerca di seguire sino in fondo il proprio compito: servire gli esseri umani.

Ma che speranza può esserci se la razza umana è ridotta a un unico esemplare, su un pianeta ricoperto di cenere?

Partenza da zero (Open prison, 1964)

La guerra interstellare che oppone umanità e bugs è ormai arrivata al terzo decennio, e i prigionieri da entrambe le parti si contano ormai a centinaia di migliaia.

Per evitare l'immenso spreco di risorse derivante dal dover mantenere in vita questo enorme numero di persone i bugs hanno avuto un'idea semplice ma geniale: i prigionieri vengono lasciati su un pianeta adatto alla loro sopravvivenza, dove dovranno cavarsela da soli.

Quando il Maresciallo di Settore Warren viene abbandonato dal nemico sul pianeta prigione trova una situazione inaspettata, la popolazione si è divisa in due fazioni contrapposte, i Civili e il Comitato.

I lunghi anni trascorsi sul pianeta hanno infatti fiaccato la determinazione dei prigionieri, molti dei quali non vedono motivo di inseguire la chimera di una fuga rischiosa e problematica, mentre altri seguono fanaticamente l'idea di evadere dalla loro prigione senza sbarre.

Warren si mette a capo del Comitato, sceglie un piano di fuga e fissa una data, in tre anni si dovrà essere pronti per tentare l'impossibile, impadronirsi dell'astronave bugs che controlla dall'orbita i prigionieri

In Vita con gli automi White mescola tre temi classici, il futuro post-atomico, i robot e la criogenesi, miscelandoli sino a formare un romanzo dove non succede praticamente nulla.

Nessuna minaccia, nessuna speranza di ricostruire la razza umana, i robot vogliono davvero servire l'uomo, e in questo non potrebbero essere più distanti dagli automi di Jack Williamson, l'unico fatto di rilievo è lo scontro di due aerei robot, causato da un momento di rabbia di Ross.

Nonostante questo considero questo romanzo un capolavoro, con il suo ritmo pacato White riesce a mantenere la tensione sino al magnifico finale e avvolge il lettore in una presa difficile da spezzare. 

Dello stesso parere dovettero essere i lettori dell'epoca, dato che il romanzo ottenne una meritatissima nomination al premio Hugo (per inciso la vittoria andò a Straniero in terra straniera di Robert Heinlein).

La seconda storia ospitata nel volume è Partenza da zero, si tratta "solo" un buon romanzo, che riprende il tema trattato da Tom Godwin ne Gli esiliati di Ragnarok, ma in modo decisamente differente, anche se forse meno efficace.

Una cosa è certa, White sapeva come pochi altri presentare vecchie idee in modo innovativo, clamoroso il modo con cui narra il primo contatto tra uomini e alieni in Incontro nell'abisso, ma anche la colonizzazione dello spazio in quella che forse è la sua opera migliore, Il sogno del millennio.

Uno stile semplice ed efficace, trame solide svolte, un ritmo lento che precipita verso un finale che colpisce, l'ottica pacifista che emerge senza invadenza e l'abilità nel creare personaggi vivi e credibili fanno di White uno dei migliori autori espressi dalla fantascienza. 

James White, nato a Belfast nel 1928, pubblicò il suo primo racconto nel 1953, per poi continuare a scrivere sino alla morte, avvenuta nel 1999.

Fu uno dei primi scrittori di fantascienza a dare una impronta pacifista alle sue opere, non stupisce quindi che sia conosciuto per il ciclo della Stazione Ospedale, dedicato a una gigantesca base spaziale in grado di curare ogni tipo di paziente umano o alieno.

In sua memoria è stato istituito il James White Award Science Fiction Short Story Competition, dedicato ai racconti di scrittori non professionisti.