Robert Sheckley, molti anni fa, scrisse un divertente libro dal titolo: Il difficile ritorno del signor Carmody. Non era facile da inquadrare, come non lo è il libro di Lethem, ma entrambi appartengono al genere fantascienza. Genere che negli anni si è molto evoluto e talmente diversificato da comprendere, a volte tutto quello che non si può definire altrimenti.

Il caso del libro di Lethem è appunto uno di questi, il suo modo sobrio di scrivere e le sue idee originali lo rendono una piacevole lettura, ma la connotazione totalmente surreale che egli dà ad ogni singolo particolare ne fanno un gioco alla caccia del genere letterario di appartenenza. C'è la cronaca sportiva, la fiaba, la fantascienza e il noir, tutto in una sola antologia, di che soddisfare il lettore esigente, direi.

L'uomo felice il racconto la cui battuta surreale d'apertura dà il titolo alla raccolta, è uno dei più piacevoli. Una sorta di giallo psicologico con un finale a sorpresa ed un'ambientazione totalmente geniale, fantascienza pura, alla Dick, per capirci. Poi c'è Cinque scopate una cosa indefinibile ed avvincente che mescola la fantascienza col giallo investigativo. O, ancora Vanilla Dunk una cronaca sportiva che, non fosse per la peculiarità con cui il gioco viene svolto sarebbe solo un racconto come un altro sul mondo del basket. Duri come la pietra è il più cattivo, un noir della peggior specie, sullo stile di Hammett, direi. E l'idea di una prigione le cui mura sono fatte con i corpi dei criminali incalliti permane nella mente per un po'.Poi c'è quel piccolo gioiellino Chiaro e il sofferente che offre un inedito modo di guardare allo spaccio di stupefacenti, e via così.

Tutto sommato direi che Lethem può dire molto di nuovo ed in maniera originale, cosa ormai piuttosto rara in letteratura, e cosa ancor più difficile, le sue storie restano in mente per un bel po'.