Con il numero 1558 Urania fa conoscere al pubblico italiano un nuovo scrittore di fantascienza, James Braziel, che con il suo romanzo d’esordio 35 miglia a Birmingham (Birmingham, 35 Miles, 2008) ha riscosso un buon successo negli Usa.
Nei romanzi di fantascienza il tema post-catastrofe o dopo olocausto è stato usato in decine e decine di romanzi, visto come sopravvissuti da una guerra atomica, batteriologica oppure un disastro ambientale e gli esempi più recenti sono E poi la sete di Alessandra Montrucchio (Marsilio Editori, 2010) oppure Metro 2033 del russo Dmitry Glukhovsky (Multiplayer.it).
James Braziel in questo inquietante e struggente romanzo d’esordio narra una storia di sopravvivenza e d’amore in un mondo che ha iniziato (forse) a morire.
L’autore è stato molto bravo a descrivere un futuro arido e desolato con tutte le difficoltà solo per sopravvivere, è un ottimo racconto di lotta e di fuga, di sentimenti e scommesse sul futuro, di resistenza e tenacia.
Ormai la Terra, non più protetta dallo strato di ozono, è un pianeta bruciato e il protagonista Mathew Harrison lavora da sempre, accanto al padre, in una miniera d’argilla.
Ha sempre sentito dire che si può avere una vita migliore a Birmingham, città che si trova a sole 35 miglia da dove lui lavora. Si dice che a Birmingham il cielo è blu, l’aria è pulita e cresce l’erba, ma per Matthew è un mito. Poi un giorno insieme a sua moglie Jennifer decide di andare a Birmingham, ma sarà un lungo viaggio in un deserto ostile e senza speranze.
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3 commenti
Aggiungi un commentoOvviamente ancora non ho letto il libro, però giudicando per esempio in base a "I predatori del suicidio", direi che 'sti libri sulle catastrofi mondiali cominciano a essere un po' dozzinali e uguali a se stessi.
scommetto che poi arriva e la città è un disastro come tutto il resto e muore anche la moglie, se no che we're all gonna die sarebbe?))
Ragazzi miei, che palle... Lo sto finendo e mi sta stremando. Scritto benissimo, per carità, un po' come Nessun uomo è mio fratello. Ma in fondo si tratta di un rapporto irrisolto padre-figlio, portato avanti per oltre duecento pagine. In che modo ci arricchisce? In che modo innova la nostra conoscenza sull'argomento? E soprattutto: cosa c'entra con la sf? Capisco che oggi come oggi la fantascienza si vende meglio se si mischia col mainstream, ma questa prosa leccata, ad effetto, spesso involuta, priva di una trama lineare, o di una trama tour court, e così autocompiaciuta. Maronna santa... E lo dice uno che invidia profondamente l'autore: non saprò mai scrivere così. E credetemi: ne sono orgoglioso...
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