Una delle aspirazioni degli astrobiologi, e non solo di loro, è di trovare la vita in un posto che sia diverso dalla Terra, magari nel nostro sistema solare o anche non nel nostro.

I metodi e i mezzi a disposizione sono vari; ad esempio, di recente, è stato lanciato dalla NASA il satellite Keplero, che contiene un telescopio in grado di individuare pianeti di tipo terrestre,  dunque in grado di sostenere la vita. Di solito gli sforzi sono concentrati dove si ritiene che ci siano (o ci siano state) le condizioni migliori come la presenza di acqua o una distanza adatta dal sole. Perciò si studiano Marte o le lune ghiacciate come Europa. Ci sono però dei luoghi meno convenzionali dove alcuni scienziati ritengono di poter trovare quello che cercano.

Durante una conferenza della International Society for the Study of Life, tenutasi a Firenze, Joop Houtkooper dell'Università di Giessen ha proposto una teoria secondo la quale la vita potrebbe aver avuto sull'asteroide Cerere, il più grande degli asteroidi che si trovano nella fascia principale. Cerere, scoperto nel 1801, oggi è considerato un pianeta nano alla stregua di Plutone. Ha un diametro di 950 km e si trova a 2.76 unità astronomiche dal sole (l'unità astronomica è uguale alla distanza fra la terra e il sole).

L'idea che Cerere possa avere generato vita è venuta a Houtkooper riflettendo sul fatto che i satelliti del sistema solare sono composti soprattutto da ghiaccio (per un volume totale che sarebbe 40 volte quello dell'acqua sulla Terra). Inoltre si è ritenuto che i primi microorganismi si siano sviluppati sul fondo degli oceani in prossimità delle "hydrothermal vents", sorgenti idrotermali ricche di elementi chimici. Se la vita non è un'esclusiva della Terra, dobbiamo quindi cercare posti del genere.

Cerere avrebbe avuto anche la fortuna di non aver subito impatti meteorici di rilievo nel passato, e in particolare nel periodo in cui avrebbe potuto sviluppare la vita. In caso contrario, viste le sue dimensioni, avrebbe perso per l'urto la sua acqua, senza la possibilità di recuperarla. I dati fisici indicherebbero che questo pianeta nano abbia una sottile atrmosfera e una temperatura relativamente più calda degli altri corpi celesti in zona (con una temperatura in superficie di circa -40 gradi centigradi). Quindi per Houtkooper ci potrebbe essere un oceano, magari al di sotto della superficie ghiacciata, in grado di avere vita organica.

Fin qui le considerazioni fisiche. L'ipotesi successiva è certamente più azzardata, come ammette anche lo stesso scienziato, ma non manca di un certo fascino. A differenza di Cerere, la Terra ha subito molti impatti nelle sue prime fasi, colossali urti che potrebbero aver condotto a cataclismi tali da sradicare la vita (ammesso che si fosse formata). Non è quindi possibile che sia stato un frammento staccatosi da Cerere, che non ha una elevata velocità di fuga, a farla sorgere, magari di nuovo, sul nostro pianeta? Le distanze orbitali non sono tali da escluderlo e sappiamo bene che in passato sono arrivati sulla Terra meteoriti provenienti dalla fascia degli asteroidi.

Solo fantascienza? I dati sul pianeta nano non sono chiarissimi e indicano anche la presenza di minerali argillosi e una struttura rocciosa all'interno e ghiacciata all'esterno. Potremmo però avere presto delle risposte, visto che la sonda Dawn, lanciata nel 2007, arriverà nei pressi di Cerere nel 2015 per fare foto ravvicinate e, magari, scoprire qualcosa di concreto.