Se avete gridato al miracolo vedendo il film in CGI di Appleseed (così come avrete in medesima maniera esclamato dinanzi allo scandaloso doppiaggio italiano), potrete tra un mese ricominciare ad esultare: il 3 dicembre uscirà in Italia in DVD di Vexille a soli sedici mesi dall'uscita in Giappone, distribuito da Eagle Pictures e MV Entertainment.

Realizzato dallo stesso regista del già citato Appleseed e Appleseed Ex- Machina (quest'ultimo peraltro prodotto da John Woo), ovvero Fumihiko Sori, presenta alcune caratteristiche comuni con i precedenti lavori: l'utilizzo innovativo della CGI, azione sparatorie a go-go e un'ambientazione futuristica ed ipertecnologica.

A dirla così Vexille potrebbe sembrare una sorta di videogiocone in cui la trama ogni tanto si ricorda di fare capolino tra una sparatoria e l'altra, e dove il piacere che hanno gli occhi di fronte a cotanta muscolare esposizione di computer graphica non rende giustizia ai cervelli degli spettatori.

Non è così. Certamente come Appleseed questo film punta molto sull'azione e sulle evoluzioni grafiche, ma grattando velocemente la patina in superficie, ci si accorge che questo film non ha nulla da invidiare ad altri lungometraggi del suo stesso genere, ma che anzi, può trovare un posto a sedere accanto ad altri mostri sacri (e a riprova della sua intriseca qualità vi è la presentazione in anteprima al 60° Festival di Locarno)

Partiamo dalla trama. Ambientato nel 2077, il film ritrae un Giappone che da dieci anni ha abbandonato l'ONU perchè contrario alle limitazioni che l'organismo internazionale imponeva alla sperimentazione sugli androidi. Da allora l'arcipelago si è completamente isolato grazie anche a una barriera magnetica contro le intrusioni satellitari. Gli Stati Uniti sono però convinti che la sperimentazione abbia ormai raggiunto livelli inaccettabili e, pur mantenendo relazioni formali, invia in Giappone una forza speciale, la SWORD, incaricata di neutralizzare la produzione di androidi.

Come si può ben capire l'accento narrativo fondamentale di questo film è lo scenario politico di questi ultimi anni, dominati da paura e isolazionismo. Certamente il primo pensiero è che Sori abbia voluto fare una rappresentazione della politica interventista e unilateralista di George Bush, e questa di sicuro potrebbe essere stata un'ottima fonte di ispirazione, me nel mirino della scenggiatura c'è invece il revanscismo nato dalla paura del declino del Giappone degli ultimi decenni. Da seconda potenza economica mondiale, il Giappone ha attraversato dopo il boom economico degli anni '80 una fase di recessione economica che solo durante la presidenza di Yunichiro Koizumi si era interrotta. La momentanea tranquillità si è fermata con la presidenza di Shinzo Abe, che ha portato nuovamente al tracollo l'economia: tutto questo mentre accanto la rivale storica, la Cina, segna il passo e si appresta a diventare il contraltare degli Stati Uniti, forte anche di un esercito che il Giappone, come gli è stato imposto nella Costituzione post-bellica, è praticamente impossibilitato ad avere.

Che cosa fa a questo punto una nazione impaurita, delusa, incapace di trovare nuove soluzioni a nuovi problemi? Si chiude, si arrocca su se stessa in attesa che la bufera passi. Quindi via al revisionismo storico su quanto fatto durante la Seconda Guerra Mondiale, via alle visite ripetute e pubblicizzatissime al tempio Yasukuni da parte della autorità (un tempio shintoista dove vengono onorati i caduti di guerra, compresi gli ufficiali rei di crimini contro l'umanità), via alle dichiarazioni in cui il governo giapponese dichiara ufficialmente che "Corea del Nord e Cina sono gravi minacce per il Paese".

La cosa che ovviamente più colpisce è che a denunciare questo ritorno al nazionalismo più retrivo non sia stata una graphic novel brossurata stipata nell'angolo più polveroso di una fumetteria, oppure un manga di nicchia, come potrebbe essere Eden, ma un film così di cassetta come Vexille. Questo però in fondo è il segreto delle grandi opere: parlare a tutti, dal ragazzino smanettone al fine intellettuale, unendo la realtà alla fantasia, la riflessione alla narrazione. E in questo si può dire che Sori ci sia riuscito.