La figlia del generale non è come ci si potrebbe aspettare uno dei tanti riusciti legal thriller presenti nelle sale. E' un film duro, a modo suo di denuncia, che propone la vera immagine militarista americana senza mezzi termini e senza soprattutto la retorica cui Hollywood in genere ha fatto passare per eroi solo dei sanguinari assassini. L'immagine dell'esercito e delle donne soldato tanto vezzeggiate durante la Guerra del golfo ne esce con le ossa rotta. Perfino uno dei templi del militarismo USA come l'Accademia militare di West Point viene mostrato come un luogo dove tutto è possibile e dove si può lasciar correre anche la più bieca sopraffazione in nome della virtù e del buon nome dell'esercito americano. Una pellicola emozionante cui il carisma di John Travolta accompagnato dalla bellissima Madeleine Stowe trova un'ennesima consacrazione nei panni di un personaggio che mette l'onestà prima di ogni altra cosa. Un investigatore scaltro che non esita a rimescolare nel torbido passato di una donna lasciata sola a morire un po' al giorno per arrivare infine a incriminare i più alti gradi dell'esercito. "Esistono tre modi per fare una cosa: quello giusto, quello sbagliato e quello dell'esercito". E' con queste parole che il generale Fighting Joe Campbell (James Cromwell), un eroe del Vietnam e con aspirazioni politiche da Presidente degli USA diede mandato al sottufficiale Paul Brenner (John Travolta) della divisione di investigazione criminale dell'esercito degli Stati Uniti di indagare sulla morte della figlia, strangolata e lasciata nuda legata a un palo nel mezzo della caserma operativa di Fort Mac Callum in Florida. Elisabeth Campbell era bella, affascinante, intelligentissima e insegnava guerra psicologica agli ufficiali del forte.

Una donna energica e di qualità, non solo La figlia del generale. Ma ­ paradossalmente - fu proprio questo suo essere diversa, questa sua incapacità nell'ottenere protezione dal padre che fece precipitare gli eventi, costringendo - dopo il ritrovamento del suo cadavere - i due agenti del servizio di investigazione militare, a farsi strada nel marcio delle menzogne e dei depistagli operato dai responsabili del forte. Tratto da un romanzo di Nelson De Mille, ispirato a una storia vera la figlia del generale è un thriller agghiacciante e seducente.

Diretta dal regista Simon West, inglese autore di numerosi videoclip negli anni Ottanta e Novanta e già realizzatore del fortunato Con Air, questa pellicola con Travolta ancora una volta interprete di un personaggio un po' gigione, ma incorruttibile ha una struttura emozionante come solo le storie ispirate dalla verità dei fatti possono avere. Un dramma - nonostante la buona dose d'azione presente in tutta la pellicola - a carattere psicologico in cui gli spettatori si sentono trascinati in maniera irresistibile a seguire fino nei minimi dettagli una trama ambientata in mezzo ai soldati americani, dove le donne ­ ancora oggi ­ sono fortemente discriminate. Più sono belle, intelligenti, affascinanti e pericolose dal punto di vista tattico, più vengono ostacolate, trascurate, osteggiate e anche spesso ­ come nel caso del Capitano Campbell ­ violentate e uccise.