Vernor Vinge è uno degli autori più amati della fantascienza contemporanea, come dimostrano i suoi quattro premi Hugo. Da sempre attento alle implicazioni del progresso tecnologico, ha anticipato il cyberpunk con il romanzo Il vero nome (1981, pubblicato in Italia dalla Nord nel 2003) e la corrente postumana emersa di recente nella fantascienza anglosassone con il poderoso Universo Incostante (1992, sempre per la Nord). La sua ultima opera lunga, Quando la luce tornerà (1999, ancora Nord), rappresentava un ritorno allo stesso scenario di Universo Incostante, uno degli affreschi più immaginifici sul nostro futuro regalatoci dalla fantascienza contemporanea. Dopo l’impresa, Vinge si è allontanato per qualche anno dalla dimensione del romanzo per cimentarsi sulla distanza più breve del racconto e della novella. Prima di confermarsi premio Hugo nel 2004 con il romanzo breve I simulacri (Delos Books, Odissea Fantascienza, 2005), Vinge aveva scritto nel 2001 Tempi veloci a Fairmont High, incluso nell’antologia I Premi Hugo 2002 della Nord: il ritratto scanzonato di un gruppo di studenti delle superiori alle prese con esami e problemi di relazione, in un futuro ad alto grado di informatizzazione. Lo stesso scenario farà da sfondo a Rainbows End, che segna ora il ritorno di questo importantissimo autore al romanzo.

In un’intervista rilasciata a SCI FI Wire, Vinge ha infatti dichiarato che Rainbows End si svolgerà nello stesso universo di Tempi veloci a Fairmont High. Si tratterà un’avventura sulle implicazioni che avrà nel futuro prossimo venturo lo sviluppo di dispositivi di calcolo e comunicazione portatili, in relazione a campi come l’intrattenimento, la privacy e il terrorismo. A differenza del grosso della sua produzione, incentrata su un futuro tanto remoto da aver ormai visto l’ascesa di nuove civiltà posteriori a quella umana, Rainbows End sarà ambientato solo una ventina di anni nel nostro futuro. “Gli scrittori di fantascienza hanno addirittura più problemi con lo shock da futuro rispetto a molta altra gente: molte sobrie estrapolazioni rendono non prevedibile ogni cosa posta al di là del futuro immediato”. In questa affermazione, Vernor Vinge richiama i fondamenti illustrati nel suo saggio The Coming Technological Singularity: How to Survive in the Post-Human Era, in cui espone la Teoria della Singolarità Tecnologica cui guardano con crescente attenzione un numero sempre maggiore di futurologi e scrittori di fantascienza (da Raymond Kurzweil, uno degli “ideologi” del postumanismo, a Ken MacLeod, Charles Stross, Ian McDonald, ma l’elenco sarebbe lungo). “Ci sono diversi modi per aggirare il problema – sono un amante delle avventure interstellari” – ma in Rainbows End, appena venti anni nel nostro futuro, ci troviamo a circa dieci anni dalla soglia della Singolarità Tecnologica”. Sospeso su questa soglia si trova il protagonista del romanzo, Robert Gu, un paziente affetto da morbo di Alzheimer in via di guarigione. “L’Alzheimer è una malattia che nei nostri tempi si concretizza in dramma per un gran numero di famiglie” ha spiegato Vinge. “L’idea di un ‘malato in via di guarigione’ ha un impatto immediato che mostra come perfino il nostro futuro prossimo possa offrire un orizzonte diverso di paure e di speranze”.

A dispetto delle sue riflessioni sull’imminente Singolarità Tecnologica, Vernor Vinge è convinto che la scienza non dovrebbe egemonizzare la fantascienza e crede che sarebbe opportuno dedicarle uno spazio maggiore o minore nell’economia di una singola storia a seconda delle necessità dell’autore. “In un racconto di avventura interstellare è lecito attendersi delle significative sorprese scientifiche” ha precisato. “Per storie ambientate in un futuro prossimo, uno scrittore potrebbe essere molto più rigoroso sulle tematiche connesse alla scienza”. In un modo o nell’altro, secondo Vinge è importante che la scienza e la tecnologia siano strumentali al racconto e non lo riducano invece a un pretesto per mettere in scena qualche nuova meraviglia. “Alcune delle mie storie preferite sono quelle in cui la scienza e la tecnologia rendono possibili le situazioni in cui si trovano coinvolti i personaggi”. Una posizione, questa, che denota un ammirevole rispetto per le esigenze del lettore e non può che essere di buon auspicio in vista dell’uscita di Rainbows End, che per il mercato americano l’editore Tor ha fissato in maggio.