Varcate le soglie del terzo millennio, l'evoluzione della robotica è evidentemente giunta a un punto in cui deve chiedersi come potranno essere gestiti nel prossimo futuro i rapporti tra gli esseri umani e le macchine. La ricerca e il progresso tecnico di robot come Aibo della Sony o Asimo della Honda, stanno tracciando la strada verso applicazioni sempre più sofisticate e sempre meno concentrate a determinati ambiti dell'industria e dell'automazione. Così i territori dominanti dei robot di domani non saranno più fabbriche e linee di produzione, ma le nostre case. E' evidente dunque che si rende sempre più necessario chiedersi quali accorgimenti debbano essere intrapresi per garantire la tranquillità e la salvaguardia degli utenti, ma anche dei robot stessi. Sotto questo aspetto, la ricerca robotica mondiale sente ormai l'esigenza di avere dei riferimenti comuni su cui orientare la progettazione delle macchine "intelligenti", e durante la Conferenza Mondiale dei Robot, tenutasi recentemente a Fukoka in Giappone, sono state approvate delle "caratteristiche" cui i progettisti dovranno attenersi. Dunque, secondo ricercatori e scienziati i robot:

1. Saranno dei "compagni" che coesisteranno con gli esseri umani

2. Assisteranno gli uomini sia sul piano fisico che sul piano psicologico

3. Contribuiranno alla realizzazione di una società sicura e pacifica

Benché qua e là la notizia sia stata diffusa come se le "Tre Leggi della Robotica" di Isaac Asimov avessero finalmente trovato una realizzazione, risulta evidente che i concetti del buon dottore sono distanti anni luce. Del resto l'idea sulla quale Asimov e Campbell avevano formulato le Leggi della Robotica era molto semplice: sicurezza intrinseca. Come ogni elettrodomestico doveva avere dei dispositivi che garantivano la sicurezza dell'utente rispetto alle prestazioni dell'elettrodomestico stesso, così doveva essere per un robot, le cui interazioni rispetto agli "utilizzatori" umani erano tanto più complesse e difficili da incanalare in binari predeterminati, quanto più complessa era l'intelligenza artificiale che governava la macchina. In pratica, le Leggi diventavano così la garanzia per l'uomo che il robot non si sarebbe ribellato, né gli avrebbe fatto del male. In questo modo Asimov esorciazzava la paura atavica dell'uomo nei confronti della macchina e dava un definitivo colpo di spugna alla diffusa demonizzazione della scienza e della tecnologia, dimostrando un razionalismo davvero troppo ottimistico. A tutti gli effetti i robot diventavano "oggetti", ma anche "compagni" con molti doveri, ma anche con qualche diritto che la loro intelligenza, pur artificiale, esigeva. Questa specie di Dichiarazione Mondiale dei Robot è invece molto generica e banale. Non ha niente della "legge" e ha invece molto del "marketing". Senza contare che non c'è niente che vieti al robot che ho appena comprato di buttarmi via tutti i coltelli che ha visto in casa (società più sicura) o di accopparmi durante la notte perché ho litigato con la mia fidanzata sul nome da attribuirgli (società più pacifica)! Insomma, se davvero sarà così, c'è da scommettere che ne venderanno pochini...