Nel 1917, ai tempi della formulazione della Teoria della Relatività Generale, Albert Einstein aveva postulato l'esistenza di una "misteriosa" forza repulsiva che bilanciasse in qualche modo la forza di gravità dell'universo. In pratica doveva esserci "qualcosa" che, in un universo stazionario come si riteneva ai tempi (Hubble, il Big Bang e l'universo in espansione erano ancora di là da venire) facesse in modo che l'Universo non collassasse su se stesso grazie all'attrazione gravitazionale tra tutti i corpi. Einstein aveva chiamato questa forza "costante cosmologica" e, quando poi Edwin Hubble dimostrò che vivevamo in un universo che si espandeva, Einstein non aveva tardato ad ammettere che la "costante cosmologica" era stato il più grosso granchio che aveva preso in tutta la sua carriera accademica. Ebbene, a molti indizi che in tempi recenti sono già andati a suffragio del fatto che Einstein non aveva poi così torto, si aggiungono nuove recenti osservazioni condotte col telescopio Hubble le quali stanno facendo assomigliare l'energia oscura sempre più alla fantomatica "costante cosmologica" di Einstein. In effetti già da molti anni gli scienziati danno ormai per scontata l'esistenza di un'"energia oscura" responsabile non solo dell'espansione dell'universo, ma anche della sua accelerazione e lo studio della luminosità delle supernove più distanti consente di stimare alcune proprietà fondamentali di questa misteriosa forza. Nella fattispecie, Adam Riess dell'Università di Baltimora, insieme con il team del programma GOODS (Great Observatory Origins Deep Survey), che si prefigge di scandagliare sistematicamente il cielo con l'Hubble Space Telescope alla ricerca di supernovae distanti, ha scoperto 42 nuove supernovae incluse sei delle sette più distanti mai scoperte. La più distante, che è anche la più "vecchia", è lontana 11 miliardi di anni luce. Ciò significa che la stella è esplosa 11 miliardi di anni fa, quando l'universo aveva metà solo qualche miliardo di anni di vita. Essendo a distanze diverse, ovvero essendo esplose in tempi diversi, analizzando la luminosità apparente di questi oggetti (quella che hanno e quella che secondo la teoria delle supernovae dovrebbero avere) Riess e la sua squadra di ricercatori hanno potuto valutare l'entità dell'espansione dell'Universo in momenti diversi del passato e determinare così le caratteristiche fondamentali dell'energia oscura. L'intensità e la costanza nel tempo dell'energia oscura sono infatti fondamentali per capire non solo la struttura dell'universo, ma anche il suo destino ultimo, se l'espansione continuerà all'infinito con un accelerazione sempre più intensa o se a un certo punto la gravità avrà il sopravvento e l'universo si riavvolgerà su se stesso. Quel che sembra ormai assodato è che, per cause ancora da capire, a un certo punto della sua storia l'universo ha cominciato ad accelerare, in una specie di versione più debole dello stesso fenomeno di espansione che si ebbe nei primi istanti di vita dell'universo. Ciò farebbe supporre che l'intensità del campo creato dall'energia oscura non è costante. Secondo i risultati ottenuti da Riess sembra tuttavia che "l'energia oscura non stia cambiando poi così in fretta", almeno non tanto da provocare la fine dell'universo prima di 30 miliardi di anni. Dettagli sulle misurazioni di Riess saranno pubblicati prossimamente sull'Astrophysical Journal.