Il nome di Gene Roddenberry sarà per sempre legato a Star Trek, una serie su cui si è scritto e detto ormai tutto e il contrario di tutto. E, come ben sanno gli alunni che si stanno preparando alla maturità in questi giorni, l’attività di esegesi delle opere letterarie passa molto spesso dagli epistolari. Le lettere contengono preziose indicazioni che aiutano i critici a indirizzarsi sulla corretta interpretazione dei testi e a capire la genesi dell’opera collocandola al meglio nel contesto in cui è nata. Perché non dovrebbe essere così anche per i telefilm?

Il curioso sito lettersofnote.com, nato per raccogliere lettere scritte da persone famose, ha recentemente pubblicato uno scambio epistolare proprio fra Roddenberry e una fan della serie, tale Miss Thomases di New York. Siamo nel 1973. Quattro anni prima la NBC ha chiuso i rubinetti e mandato in soffitta Star Trek dopo settantanove puntate, adducendo come scusa la scarsa risposta da parte del pubblico. O almeno, così la percepirono i fan. Tutti sappiamo come andò a finire: proteste, picchetti, mobilitazioni fino a che – proprio nel 1973 – venne prodotta la serie animata e, negli anni a seguire, il marchio riprese vita prima nei film, poi in una nuova serie a fine anni Ottanta.

Il resto è storia. Arricchirla di ulteriori particolari non è semplice, perché servono nuovi materiali o testimonianze dirette, come potrebbe essere proprio la lettera datata 8 marzo 1973, dove l’ideatore di Star Trek risponde ad alcune precise domande della signora (non è però riportata la lettera con le domande). Prima di tutto, i fan. Il produttore si dice consapevole del fatto che il pubblico della serie sia eterogeneo: "Ci sono alunni delle elementari fino ad astronauti, ma penso abbiano un tratto in comune: la giovinezza. A tutti interessa che ci sia un domani. Sono interessati alla vita, al rispetto delle diversità e si appassionano più a questi grandi temi che alla star di turno".

E in fondo, è proprio questo il messaggio della serie: "Star Trek è lì per dire che non tutto è già successo e scoperto. Il domani è ancora ricco di sfide. È interessante notare come la serie sia stata prodotta negli anni del Vietnam. Star Trek in effetti si schiera contro l’idea della guerra spiegando perché è sbagliato interferire con la vita di altri popoli, perché le loro culture hanno pari dignità ed è comunque sbagliato uccidere, qualsiasi sia il motivo".

Ed è questo il motivo del successo? “In realtà, Star Trek non ha una formula magica. Ho sempre pensato che la fantascienza riguardi in particolare le persone, non la tecnologia. Altri network hanno speso un sacco di soldi nel cercare di imitare la misteriosa formula di Star Trek, ma si tratta semplicemente di fare fantascienza nello stesso modo in cui si racconta qualsiasi buona storia. Non ci sono scorciatoie."

Ma non basta. Sempre a proposito di storia: nella lettera si scopre anche un accenno ai motivi alla base della cancellazione della serie. Pare infatti che nel 1970 NBC abbia adottato un nuovo e più preciso sistema di rilevazione demografica, dal quale – secondo Roddenberry – è emerso che molte delle serie successive a Star Trek non raggiungevano gli stessi numeri. "Se Star Trek esistesse oggi (siamo nel 1973, ndr), con gli attuali sistemi di rilevazione rimarrebbe in piedi come qualsiasi altro show, anzi avrebbe indici demografici considerati ideali." Se dunque NBC avesse avuto un anno in più di pazienza, forse la storia sarebbe potuta essere molto diversa. Ma tutti sappiamo che il grilletto è diventato sempre più facile nel corso dei decenni, quando si tratta di cancellare serie che non assicurano in tempi rapidi i profitti desiderati.

Infine, una nota di colore su Spock: "Gli ho conferito di proposito un look vagamente diabolico. Pensavo che potesse essere provocante per il pubblico femminile, in particolare perché poi la sua natura contrasta con l'aspetto. Mi prendo il merito per aver ideato il personaggio, ma poi è stato Leonard Nimoy a farlo funzionare davvero."