Il terzo romanzo grafico prodotto dalla Bonelli, appartenente questa volta al genere fantascientifico, è un tributo ai canoni più classici del genere. 

Un uomo si sveglia senza memoria, ai margini di una megalopoli di un lontano futuro. Scopre di avere tatuata sul torace un simbolo, la lettera dell'alfabeto greco Sigma (qui scritta con un'"acca" di troppo).

Comincia così il peregrinare del nostro personaggio, alla ricerca di indizi che lo aiutino a ricostruire la sua identità perduta. Nel farlo l'eroe esplorerà la città che sembra contenere l'intera umanità, un agglomerato costruito su più livelli, molto diversi tra loro.

Scoprirà quindi i retroscena del suo passato, ma anche i segreti più profondi dei meccanismi che fanno funzionare la città.

Gli elementi che costituiscono la narrazione sono visti e rivisti. Gli autori non hanno intenzione di negare il legame che li unisce ai classici della fantascienza. Difficile parlare di plagio quando la citazione è così esplicita. Anche se ormai anche questo gioco è effettivamente abusato. La stessa introduzione al fumetto cita le varie fonti, dalla Fuga di Logan al prezzemolo P.K. Dick, passando per Memento, Jason Bourne, 1984, Alphaville, Matrix e tanto altro. Ma tra le citazioni non esplicitate ci metterei anche Nathan Never, che è a sua volta un collage di citazioni, e un classico del fumetto argentino, La Città di Juan Gimenez e disegnato da Ricardo Barreiro, al quale anche questo romanzo grafico deve molto. Anche se probabilmente l'omaggio è mediato dalla citazione del modello imitativo più moderno, il già nominato Nathan Never.

Insomma citazione della citazione. Un rimando di scatole cinesi, dove per l'originalità non c'è posto, a furia di aprire contenitori che ne contengono altri.

La conduzione della storia, scritta da Paola Barbato, è però il vero punto debole dell'albo. La storia va avanti a forza di interminabili dialoghi, con poche vere sequenze d'azione. Il plot è potenzialmente interessante, fate attenzione, ma è il suo sviluppo che non da soddisfazione.

Se cercate un fumetto di pura e decerebrata azione sicuramente non è questo il vostro fumetto, qui siamo all'estremo opposto, in quanto è preponderante la parte speculativa e introspettiva. Rimanendo però nel territorio del fumetto popolare, la cosa rischia di annoiare. Probabilmente la storia poteva essere ampliata a una miniserie di almeno 6 numeri di 96 pagine, che forse avrebbe consentito di sviluppare alcuni personaggi e inserire più azione. Non voglio rivelarvi nulla della storia, però c'è almeno un personaggio che esce di scena troppo velocemente, in modo assolutamente irrisolto.

I disegni di Stefano Casini sono la cosa migliore dell'albo. Un disegnatore che è ormai da tempo all'apice della sua maturità artistica. E' un peccato che la sceneggiatura fortemente dialogata non gli dia modo di costruire sequenze più spettacolari. Il lavoro compiuto sui volti è molto buono, e Casini sa veramente cosa sia raccontare per immagini.

In conclusione un fumetto che arriva a meritarsi un giudizio sopra la sufficenza, perchè comunque l'ambientazione è suggestiva e i disegni meritano di essere visti. Il finale aperto potrebbe preludere infine a un ritorno del personaggio e del suo universo narrativo.