Disaster movie aggiornato e adattato ai tempi nostri, Vertical Limit è sostanzialmente un drammone anni Cinquanta, in cui il coraggio e la lealtà degli indomiti scalatori sono le uniche qualità a fare arrivare davvero in alto e non solo in senso metaforico. Come - ad esempio - sul K-2 una delle montagne più difficili del mondo, dove un miliardario con tutta la tecnologia a sua disposizione vuole fare in modo di raggiungere la vetta in tempo per salutare con la manina il primo volo della sua nuova compagnia aerea. Come in tutti i film del genere che si rispettano, chi sfida Madre Natura con tracotanza viene punito.

Saranno allora gli intrepidi volontari spiritualmente in armonia con lo spirito giusto delle scalata a tentare di portare a compimento una rischiosissima missione di soccorso. Per amore della sfida, per il coraggio e per mezzo milione di dollari, sei intrepidi volontari sfidano le nevi eterne del tetto del mondo affrontando una situazione disperata e aprendosi il varco tra nevi e ghiacci con la nitroglicerina.

Nonostante Martin Campbell abbia già girato pellicole ben più gloriose (007 Goldeneye e La maschera di Zorro) Vertical Limit presenta non pochi problemi. Se da un lato, infatti, è afflitto dall'essere appiattito sullo stile degli anni Cinquanta (onore, gloria, coraggio e i loro contrari reiterati in maniera pedissequa) d'altro canto la pellicola resta un tentativo prevedibile e spettacolare di portare alla sensibilità moderna il tema della sfida con la natura. Dopo avere 'esaurito' gli oceani, ecco restare solo i ghiacci eterni e le montagne. La tecnologia cinematografica di oggi unita ai mezzi di una grande casa di produzione consente un notevole progresso narrativo anche se il finale scontato (solo chi è in armonia con il mondo può sfidare gli elementi naturali) è afflitto da un andamento discontinuo e non sempre spettacolare con attori più belli che bravi.